Emergenza “disturbi” negli adolescenti

A cura della Dott.ssa Vera Cantavenera, Psicologa Clinica, Coordinatrice sede Agrigento PSP-Italia

Abstract

Every day, the news tells us of the impressive increase in cases of adolescent distress, of this state of abandonment of the heart and mind, which manifests itself in the most diverse forms, from self-harm to eating disorders, up to suicidal ideation. The question that families and educational agencies most often ask themselves is:《where are we going wrong? 》

In this regard, this examination will analyze the reasons for the increase in discomfort and how we can prevent it. Unlike the previous generation, the contemporary one no longer expresses discomfort by entering into conflict with authority and transgression and rebellion have disappeared. This is also why the aggression that previously poured outwards is now self-directed. The pain, perceived by the adolescent as profound anguish, is somatized by his body. What has changed? In this examination, we will explain these questions and indicate possible intervention actions.

Riassunto

Ogni giorno la cronaca ci racconta dell’ incremento impressionante di casi di disagio adolescenziale, di questo stato di abbandono del cuore e della mente che si manifesta nelle forme più diverse, dall’autolesionismo ai disturbi alimentari, fino all’ideazione suicidaria. La domanda che più spesso, dunque, si pongono famiglia e agenzie educative è:《 dove stiamo sbagliando? 》

A tal riguardo, in questa disamina si analizzeranno le ragioni dell’aumento del disagio e come poterlo prevenire. Il perché a differenza della generazione precedente, quella contemporanea non esprime più il proprio malessere entrando in conflitto con l’autorità e la trasgressione e la ribellione sono scomparsi ed ancora il perché l’aggressività che in precedenza si riversava all’esterno è ora autodiretta e il disagio, percepito  dall’adolescente come profonda angoscia viene somatizzato dal suo corpo. Cosa è cambiato? Si cercherà dunque in questa disamina di dare spiegazioni a tali domande e si indicheranno le possibili azioni d’intervento.

disturbi adolescenziali

Introduzione

La domanda che oggi, genitori, dunque famiglia e scuola, sempre più  spesso si pongono è: 《dove stiamo fallendo? 》.

Stiamo, di fatto, assistendo ad una profonda crisi culturale che porta alla luce quell’enorme divario tra  formazione intellettuale e sentimentale dei nostri giovani. La cronaca ci racconta dell’ incremento impressionante di casi di disagio adolescenziale, di questo stato di abbandono del cuore e della mente che si manifesta nelle forme più diverse, dall’autolesionismo ai disturbi alimentari, fino all’ideazione suicidaria.

Oggi, come allora, molti ragazzi sono intimoriti dall’incertezza del domani e si devono confrontare costantemente con un mondo che chiede loro di abbandonare la spensieratezza infantile per assumersi le responsabilità adulte.

Tuttavia, a differenza della generazione precedente quella contemporanea, non esprime più il proprio malessere entrando in conflitto con l’autorità; la trasgressione e la ribellione sono scomparsi e l’aggressività che in precedenza si riversava all’esterno è ora autodiretta. Il disagio, percepito dall’adolescente come profonda angoscia che ha radici ben più intime, viene somatizzato dal suo corpo; un corpo che diviene strumento su cui riversare il dolore che, si manifesta a volte attraverso l’autolesionismo, altre con disturbi d’ansia e disturbi alimentari, e ancora con il ritiro sociale e, in casi estremi, anche attraverso tentativi di suicidio.

I ragazzi d’oggi, seppur appaiono più spigliati, più  “bulletti” rispetto alla generazione passata, in realtà sono più fragili e faticano a manifestare il dolore interiore che avvertono. E così, spesso, per non caricare di responsabilità i genitori che vengono percepiti essi stessi come fragili, nascondono il loro malessere e lo reprimono. Oggigiorno i giovani si stanno iper-adattando sempre più ad una fragilità adulta che non tollera sofferenza e frustrazioni e che cerca di sopprimere il dolore.

Ecco perché, l’ambiente familiare rappresenta durante il periodo adolescenziale una risorsa preziosa. È opportuno dunque che i genitori divengano punti di riferimento, guide sicure in grado di educare i propri figli al dolore, facendo loro comprendere che le difficoltà vanno fronteggiate e non bisogna sfuggirne poiché fanno parte dell’esistenza e come tali devono essere accolte, condivise e mai rimosse. È bene che la scuola e la società imparino ad abbracciare con grande sensibilità le fragilità e le preoccupazioni degli adolescenti. A tal riguardo, in questa disamina analizzaremo le ragioni dell’aumento del disagio e come poterlo prevenire.

Ed è proprio partendo dall’analisi dell’adolescenza e dei potenziali motivi che spingono i giovani a maturare certi “disagi” che ci si soffermerà in quest’articolo a disquisire di come genitori ed operatori educativi possono affrontare e prevenire tali problematiche.

Considerazioni

Oggigiorno si è soliti attribuire la colpa dei nuovi disagi giovanili, ai social network che di certo, assumono un ruolo fondamentale, ma non sono la ragione principale. I ragazzi, infatti, attraverso i social danno forma a problemi preesistenti legati a famiglia e società.

Anzitutto è bene non dimenticare che di per se, l’adolescenza è  una fase di sviluppo complessa e molto delicata che ogni adolescete vive, a suo modo, in famiglia e fuori col gruppo dei pari. A tal riguardo è importante sottolineare che il processo di confronto con i pari è centrale, in questa fase evolutiva dell’adolescente; i ragazzi iniziano a creare la propria identità non solo attraverso i genitori, ma anche sperimentandosi nelle relazioni.

Gli adolescenti sono estremamente attenti al ritorno dell’altro e attribuiscono un valore straordinario alla relazione, pertanto gli amici diventano fondamentali e sono come uno specchio in cui rivedere e condividere le proprie paure e perplessità. Purtroppo, a volte, tale processo di confronto ha esiti negativi e ciò è sinonimo di malessere. Di fatto, i ragazzi si sentano costantemente messi in discussione, e in questo i social hanno un potere fondamentale. A volte, accade, infatti, che le aspettative circa la popolarità e l’immagine che l’adolescente si è creato vengano disattese. Spesso, vige un senso di incompletezza, estremizzato dai social, che attribuiscono un valore spropositato alla popolarità e all’immagine. Oggi, essendo imposti dalla società canoni prestativi ed estetici eccessivamente elevati, i ragazzi non si sentono abbastanza e alcuni di loro faticano a tollerare il mancato rispecchiamento e la svalutazione proveniente dall’altro. Nei casi più gravi il disagio diventa così insopportabile da spingerli a ritirarsi persino dall’esperienza scolastica e sociale. Particolare attenzione deve dunque essere posta alla sovraesposizione dell’immagine, al rispetto dell’intimità e dei confini personali poiché il più  delle volte la vita reale e quella virtuale, la sfera pubblica e quella privata, sono talmente intrecciate da risultare indistricabili.

Il notevole interesse per le relazioni ha cambiato oggi, rispetto a ieri la percezione della sessualità, che attualmente infatti ha assunto un ruolo pressoché marginale. I ragazzi di oggi, a differenza delle generazioni precedenti, hanno meno taboo, tutto ciò ha comportato la perdita di quella ingenua curiosità  che spingeva la vecchia generazione a ricercare il piacere del corpo e a scoprirlo piano piano. I giovani d’oggi, non sono cresciuti in una società sessuofobica, non c’è più il senso della proibizione, il facile accesso a materiale pornografico ha spostato il focus dalla conoscenza del corpo alla ricerca di approvazione e popolarità. Gli adolescenti di oggi, cercano nell’altro la conferma dei propri valori e della propria immagine e hanno un maggiore interesse nel compenetrare la mente piuttosto che il corpo. I bisogni e le difficoltà dei giovani si sono dunque modificati a causa dell’evoluzione della società.

Recentemente si è  scoperto che tre sono i fattori che ricorrono nell’insorgenza del disagio giovanile.

Il primo fattore è legato ad una questione prettamente genetica dunque di natura biologica che riconosce ai giovani un’intelligenza emotiva superiore a quella degli adulti. In realtà si tratta di ragazzi molto sensibili. Il secondo è legato a irrisolte conflittualità personali dei genitori e quindi all’incapacità degli stessi di entrare in sintonia affettiva profonda con i propri figli, lasciandoli da soli a gestire paure e angosce. Il terzo ed ultimo fattore invece riguarda le diversità di esigenze che hanno i ragazzi rispetto alla famiglia e anche in relazione alle altre agenzie educative, come ad esempio la scuola, dove lo studente trascorre gran parte del suo tempo. La non cooperazione tra le varie agenzie educative genera conflitti, influendo negativamente sull’armonica crescita della persona.

Generalmente una persona e così anche gli adolescenti per essere equilibrata deve realizzare tre compiti: l’amicizia, l’amore e il lavoro, quest’ultimo per i giovani adolescenti corrisponde alla scuola. Tutti questi compiti sono fondamentali  nel periodo dell’adolescenza, il ragazzo ricerca formalmente la sua indipendenza e ad esempio per ciò  che concerne il compito dell’amore, questo viene ad essere penalizzato nella forma di attaccamento ai genitori perché il ragazzo spera di trovare affettività nell’altro sesso. Ovviamente anche l’amicizia, è importantissima e quando il ragazzo si isola è un problema. In pratica, un ragazzo che vive l’età adolescenziale subisce in questo periodo ciò che viene chiamato break down adolescenziale, si tratta di un momento di rottura con i vecchi equilibri. Il break down è una fase fisiologica per l’adolescente finalizzata a trovare la propria indipendenza attraverso il distacco dai genitori. Il ragazzo rompe la relazione con i genitori per cercare e affermare la propria personalità. Questa fase, molto delicata e complessa, può come accennato generare forti conflitti sia con gli adulti che con la realtà in senso lato. In questo periodo spesso si verificano vissuti di vuoto e di mancanze poi compensati attraverso la ricerca di mete artificiose. Diversi a tal riguardo possono essere i segnali di disagio che l’adolescente può mostrare al fine di ricevere l’adeguata attenzione. Fra i più comuni disagi manifestati, vi è la tendenza dell’adolescente a rimanere distante dagli altri e a confliggere con il mondo circostante. Un adulto può accorgersi di questo disagio quando il ragazzo manifesta un’eccessiva polemica, che purtroppo si può tradurre anche in maniera passiva nella ricerca di un isolamento molto forte e dunque a non vivere una vita sociale gratificante. Ma ci sono anche altri segnali che si riversano sul corpo del ragazzo e anche questi possono essere valutati come campanello d’allarme. Un esempio sono gli atti autolesionistici che nell’ultimo periodo stanno aumentando a dismisura e, nei casi più  gravi e irreparabili, i suicidi, ormai divenuti la seconda causa di morte dei giovani, dove la prima causa sono gli incidenti stradali, molto spesso suicidi mascherati. Spesso, i ragazzi confluiscono a manifestare questi comportamenti atti a farsi del male per esorcizzare il dolore dell’anima. Gli adolescenti hanno di fatto difficoltà serie a sentire, gestire e manifestare, dunque a vivere  le loro emozioni, soprattutto in questo periodo storico, che è il periodo del narcisismo. In quest’epoca, l’amore ch’è la forza che unisce all’interno della persona tutte le componenti organiche e psicologiche e la fa confluire a se stessa creando benessere, si esprime nei giovani in maniera più autocentrata, viene meno  la capacità di interagire con gli altri. Ovviamente, se manca la capacità di interagire con gli altri, l’adolescente non può rispecchiarsi e confrontarsi dunque accrescersi per tramite le relazioni con l’altro e sta male. Nell’era di Narciso, l’aumento del disagio giovanile dipende dalla scarsa possibilità che si ha di amare gli altri e al contempo di usare poco la forza delle emozioni, di contro affidarsi a pensieri più ragionati e riflessivi che danno meno sviluppo al pensiero creativo/emotivo. I ragazzi d’oggi non sono in grado di vivere le proprie emozioni piuttosto usano la ragione per interagire con gli altri, alla stregua dei robot. Di fatto, oggi rispetto a ieri, la realtà si è colorata di aspetti sempre più tecnici e meno emotivi, anche se il comportamento umano non è  equiparabile ad un robot che risponde agli imput. L’individuo è fatto e vive di emozioni ed il suo atteggiamento non è  dettato dalla sola ragione ma per lo più da movimenti di tipo emotivo che sono inconsci alla persona. Dunque, se i ragazzi non hanno sperimentato l’amore e non hanno interiorizzato questo sentimento, ovviamente, non riescono a riconoscerlo. Se poi aggiungiamo che anziché sperimentare emozioni più calde e profonde hanno sperimentato che con un dito si riesce ad accendere il cellulare e ad accedere a informazioni in maniera asettica, ecco che abbiamo spiegato il motivo del loro disagio e dobbiamo ammettere che in quest’epoca le emozioni non sono riconosciute. Altro elemento che ha contribuito certamente ad acuire l’isolamento e i disagi degli adolescenti è  stato il periodo pandemico che i più  hanno vissuto. Molti dei giovani tra i più  fragili sono crollati. La pandemia ha obbligato, costretto gli adolescenti a confrontarsi con le proprie paure più profonde, tra queste, la morte, il più grande tabù del Terzo millennio, poco accettata e compresa e per questo portatrice di disagi. Tutte le paure, le mancanze e i vuoti generati da questa società, che esorcizza la morte e non la affronta nel reale, hanno costretto i giovani d’oggi, a rifugiarsi al fine di sopravvivere nell’illimitatezza narcisistica e nell’onnipotenza ricercata e in un certo qual senso data per lo più dai social che amplificano e mediano le relazioni ormai, tutte virtuali e dunque poco vere e reali.

Ebbene sottolineare che i social hanno indubbiamente un ruolo fondamentale nelle “relazioni” più o meno giuste che si creano gli adolescenti. Tuttavia è altrettanto corretto ribadire che è compito dell’adulto modulare e cercare di attenzionare gli atteggiamenti dei ragazzi e abbracciare i loro bisogni senza necessariamente addebitare la colpa alla tecnologia.

Conclusione

Alla luce di quanto sinora argomentato, utile sarà per tutti gli adulti liberarsi dagli stereotipi sugli adolescenti e abbracciare con grande sensibilità le loro fragilità e preoccupazioni. Bisogna di fatto,  attenzionare il comportamento dei nostri giovani sia in famiglia che a scuola, perché solo rivolgendo loro l’adeguata attenzione saremo in grado di comprenderli, attribuendo al loro disagio un significato più profondo, senza addebitarlo necessariamente ai social o ad un mero atteggiamento considerato poco consueto.  Indubbiamente il maggior  supporto dovrebbe partire dalle agenzie formative, soprattutto la scuola che rappresenta il luogo dove i ragazzi trascorrono circa due terzi del proprio tempo. Certi segnali, infatti, possono essere colti più facilmente da persone che interagiscono con gli adolescenti all’interno del piano formativo piuttosto che in famiglia. I genitori a volte non colgono tutte le sfaccettature comportamentali dei propri figli o giustificano o semplicemente diviene per i figli più  facile aprirsi all’esterno della famiglia piuttosto che dentro casa, per timore di esser giudicati dunque non compresi. A volte, un ragazzo che arriva a suicidarsi, ha mandato segnali che spesso non sono stati raccolti poiché è difficile da genitore accettare che il proprio figlio soffra profondamente per qualsivoglia problema. Oggigiorno molti sono i ragazzi che somatizzano i problemi non sapendoli fronteggiare e manifestano così sintomi eclatanti non di poco conto, come ad esempio, sintomi psicotici, allucinazioni uditive e percettive e nei casi più gravi manie suicide. Ciò che indubbiamente è bene fare è prevenzione. Dunque in genere, sarebbe auspicabile che quando il ragazzo sente confusione in se stesso, voglia di isolamento o tende a farsi male è bene spronarlo a parlare con una persona di cui si fida cercando di esternare il dolore. Rivolgersi dunque a professionisti del settore è sempre un bene. Lo psicologo di fatto, potrà aiutare l’adolescente ad affrontare la problematica che lo affligge con una maggiore consapevolezza acquisendo conoscenza di sé e dei propri limiti e dunque rafforzando la sua autostima tale da poter sostenere qualsiasi tipo di dolore che avverte come soffocante e opprimente. Inoltre, un bravo specialista sarà  in grado di aiutare il genitore a superare, il senso d’impotenza e la frustrazione per non aver saputo aiutare il proprio figlio.

Bisogna tenere sempre bene a mente che la fase adolescenziale è per i ragazzi un periodo delicato in cui hanno un estremo bisogno di sentirsi accettati per quello che sono e di essere riconosciuti nel modo di essere e di esprimersi.

È necessario dunque che i genitori in famiglia e tutte le agenzie educative, soprattutto la scuola, prestino maggiore ascolto e mostrino loro, vicinanza.

Poiché è solo se si riesce a creare la giusta sintonia tra i differenti “attori” che recitano sul grande palcoscenico di questa nuova era che si potrà raggiungere l’equilibrio tra i diversi ruoli, oggi più che mai invischiati e spesso confusi.

I ragazzi hanno bisogno di identificarsi e rispecchiarsi negli adulti che devono fungere pertanto da faro e guida imperante che accoglie e contiene quel senso di ribellione e opposizione tipico dei giovani di ieri poco cinosciuto dai giovsni d’oggi.  Quest’ultimi hanno necessità di rispecchiarsi nell’altro imperante per poter uscire dallo stato apatico cui gli adulti stessi li hanno

indotti a stare per il troppo dare. È  necessario dunque che i giovani d’oggi imparino a ricercare e scoprire le loro passioni attraverso il senso della curiosità e della creatività. Solo così sarà possibile far accrescere in loro il desiderio della mancanza e fargli acquisire il bisogno di crescere e rendersi indipendenti, giungendo finalmente da soli a fronteggiare ogni tipologia di disagio e/o complicata situazione.

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Sitografia

https://www.guidapsicologi.it/articoli/adolescenti-connessi-come-sostenere-i-genitori-nellera-del-digitale

– https://www.guidapsicologi.it/articoli/nuovi-bisogni-e-nuovi-disagi-degli-adolescenti

– https://www.ibs.it/nuovi-adolescenti-nuovi-disagi-libro-rosanna-schiralli-ulisse-mariani/e/9788804605003

Dott.ssa Vera Cantavenera, Pronto Soccorso Psicologico Italia