La separazione dei genitori

A cura della Dott.ssa Daniela Cusimano, Coordinatrice Pronto Soccorso Psicologico-Italia

La separazione dei genitori

“I genitori si separano e tante volte il figlio è preso come ostaggio: il papà gli parla male della mamma e la mamma gli parla male del papà, e si fa tanto male. Dirò a voi che vivete matrimoni separati: mai, mai, mai, prendere il figlio come ostaggio, voi siete separati per tante difficoltà e motivi, la vita vi ha dato questa prova, ma che i figli non siano quelli che portano il peso di questa separazione”
(Papa Francesco) 

La separazione coniugale è un evento sempre più diffuso e con il quale una molteplicità di bambini si confronta ogni giorno. I dati statistici ricavati dalle indagini ISTAT sul territorio italiano mostrano un aumento che diventa, anno dopo anno, sempre più consistente.

“Separazione” significa non solo disunione di due persone che stanno insieme, ma anche ridefinizione dei parametri per un nucleo familiare che vengono a mutare. Infatti, la separazione coniugale comporta modalità di relazioni non più libere, ma regolate sovente da decisioni emesse da un organo esterno, il Tribunale, ad esempio, per ciò che concerne le modalità e la durata degli incontri tra genitore non affidatario e minore.

Il rapporto tra genitori e figli dopo la separazione è un indicatore interessante di come stanno cambiando le famiglie nel nuovo millennio, perchè è all’interno di tale rapporto che si gioca la delicata partita della genitorialità e della sua “condivisione”. Studi e ricerche sottolineano l’importanza di promuovere e sostenere una cultura della genitorialità condivisa fin dai primissimi anni di vita dei bambini. La separazione dei genitori rappresenta, infatti, un’esperienza emotivamente importante per i figli, spesso causa iniziale di sofferenza psicologica, in quanto è un evento destabilizzante, che impone un cambiamento.

Ai figli viene spesso chiesto di trasformare profondamente le proprie abitudini quotidiane e le consuete modalità di relazione con i genitori, ed essi possono attraversare un momento di confusione e di disordine emotivo, dovuto alla diminuzione del senso di stabilità e di sicurezza di cui, durante il percorso di crescita, hanno un estremo bisogno.

Separare è rompere ciò che è unito, ovvero il legame di coppia senza che vengano coinvolti i legami filiali. Se separarsi fa riferimento all’esperienza della distanza emozionale percepita dai due coniugi, essa non deve minimamente influire sui figli. E’ nel momento della separazione che quest’ultimi debbono riconoscere i genitori come individui diversi dal Sè.

La separazione emotiva implica l’abbandono delle rappresentazioni infantili dei genitori come figure onnipotenti e onniscenti e la conquista di una rappresentazione dei genitori de-idealizzata; da qui la capacità dei figli di affrontare da soli le eventuali difficoltà incontrate e ad assumersi la responsabilità del proprio comportamento.

Di contro l’esperienza del distacco emotivo è stata invece descritta come una forma più radicale di allontanamento dai genitori, legata alla percezione di una mancanza di sostegno e di accettazione da parte del padre e della madre a sentimenti di disimpegno, sfiducia e alienazione nei loro confronti. Si configura essenzialemente come una perdita della relazione di attaccamento, pertanto, non si tratta di un superamento della rottura e del superamento dei legami infatili, ma di una riluttanza nel fare affidamento sui genitori e di una tendenza a prenderne le distanze.

I figli, inoltre, tendono spessso a sentirsi “colpevoli” e responsabili delle difficoltà tra i genitori e questo li porta a sperimentare importanti vissuti di colpa, specie quando le discussioni riguardano questioni relative a loro (orari di visita, scelte educative ecc). I bambini più piccoli addirittura possono fantasticare di influenzare, con il proprio comportamento, il conflitto tra i genitori.

Le tensioni che si trasmettono ai figli vanno ad incidere sul loro senso di sicurezza e sul loro equilibrio psichico, influenzando anche il loro modo di percepire gli eventi: ad esempio, possono diventare maggiormente sensibili e reattivi in situazioni conflittuali lievi a causa delle aspettative negative.

Trattandosi di un evento prevalentemente doloroso, esso comprende fasi “sane” di adattamento e integrazione a una nuova situazione. Esse possono assomigliare molto a quelle di elaborazione di un lutto. Le fasi di elaborazione sono:

  • Prima fase di negazione o rifiuto. Soprattutto i bambini, non riuscendo ad accettare l’idea di “perdere” uno dei due genitori, possono isolarsi, evitare di parlarne e comportarsi come se non stesse accadendo nulla. Rendendosi conto dell’inevitabilità della situazione, i figli possono successivamente manifestare rabbia. Questa può essere rivolta verso uno o entrambi i genitori; verso le sorelle e i fratelli; i coetanei; i compagni di scuola; gli adulti con cui si rapportano quotidianamente. Non è raro che in questa fase il rendimento scolastico sia bassi. Aumentino i capricci e le lamentele riguardo a piccoli fatti o accadimenti di ogni giorno.
  • Superata questa fase, molti bambini pensano di poter fare qualcosa per riavvicinare i genitori. Inizia la fase di negoziazione. Attraverso un cambiamento comportamentale negativo (ad esempio il ricatto emotivo) o positivo (ad esempio l’alleanza manipolatoria), i bambini cercano di creare un avvicinamento tra i coniugi, vivendo poi come sconfitta il mancato obiettivo.
  • La fase di depressione ne è la conseguenza diretta. Dopo aver preso piena consapevolezza di ciò che sta accadendo e dell’impossibilità di evitarlo, il bambino può mettere in atto comportamenti apparentemente depressivi, connotati da tristezza e talvolta pianto.
  • Per quasi tutti i bambini arriva il momento dell’accettazione. Col passare del tempo, infatti, la maggior parte dei bambini riacquista l’equilibrio. Si assesta nella nuova situazione familiare, sperimentando sentimenti di conferma e accoglimento affettivo.
  • Talvolta può accadere che qualcosa interrompa questo processo sano di risoluzione del dolore. Anziché ripristinarsi un nuovo equilibrio, possono emergere disturbi psicologici a cui, nel tempo, i soggetti coinvolti non sono riusciti a porre rimedio.

Glistudi sul divorzio hanno, inoltre, prestato attenzione agli effetti che la vicenda separativa ha sui figli sia in termini di sviluppo cognitivo ed emotivo, sia di adattamento sociale e di rendimento scolastico nel breve e lungo periodo. La letteratura, soprattutto quella proveniente dal contesto anglo-americano, richiama la centralità della nozione del good divorce, dove per buon divorzio o buona separazione s’intende quella situazione in cui sia gli adulti sia i figli godono di un livello di benessere emotivo pari a quello di cui disponevano prima della rottura familiare. Tali studi considerano gli effetti negativi del divorzio soprattutto se altamente conflittuale e se accompagnato da pratiche genitoriali post-separative in cui venga a mancare il co-parenting, ossia un insieme di relazioni genitoriali stabili di condivisione e di “buona” cooperazione tra madri e padri, che in ultima analisi nutrono legami e sentimenti dell’essere e del fare famiglia. E’ fondamentale per un figlio sentire che i propri genitori, al di là del loro ruolo decaduto di marito e di moglie, sono in grado di mantenere la loro funzione di padre e di madre nell’assicurargli continuità nel rapporto affettivo.

Da quanto riportato sopra, in altre parole, i genitori, durante una separazione, vivono sicuramente una situazione complessa sia dal punto di vista emotivo sia sul piano organizzativo ed è importante che in questa fase non rimangono soli, che chiedano aiuto per ricevere un sostegno, un ascolto;

questo è il momento dove la presenza di una parte terza, disinteressata e obiettiva aiuta a tenere distinta la visione dei figli e dei genitori. In questa fase, bisogna sicuramente distinguere le emozioni dei figli e dei genitori, il professionista dovrà aiutare i genitori affinchè non diano ai figli ruoli consolatori, di portavoce, di protezione dei genitori che non si addicono a loro e che non li aiutano nell’accettazione ed elaborazione della separazione.

Il Pronto soccorso psicologico Italia, con i propri operatori, si pone come obiettivo quello di sostenere le famiglie che attraversano il difficile passaggio della separazione, aiutandoli nell’elebarozione del complesso di emozioni determinati da tale evento.

Dott.ssa Daniela Cusimano, Coordinatrice PSP-Italia