La Nomofobia

A cura della Dott.ssa Daniela Cusimano, Psicologa Clinica, Coordinatrice Pronto Soccorso Psicologico-Italia

Abstract 

This work intends to explore how the excessive use of technology has changed the daily life of each individual, changing not only the forms of communication, now globalized, but the perception of the world and how it is experienced.

The availability of digital tools, mainly the smartphone, has led to a gradual but sudden technological and sociological “revolution”.

It emerges from the studies carried out that one of the main problems of contemporary society is the daily hyperstimulation caused by digital devices, which can lead to attention deficit, difficulty in adaptation and social communication or even isolation and emotional distress.

It is evident how a large number of young people develop an obsessive attachment to the smartphone and how, in general, there is a drastic increase in users who present problematic use of the tool, which interferes with the development of identity and self-image.

The purpose of this work is precisely to collect information useful for the development of interventions and protocols aimed at minimizing psychophysical damage, both potential and current, caused by the dysfunctional use of digital devices.

Riassunto

Il presente lavoro intende approfondire come l’utilizzo eccessivo della tecnologia ha modificato la vita quotidiana di ogni individuo, cambiando non solo le forme di comunicazione, ora globalizzate, ma la percezione del mondo e il modo in cui lo stesso viene esperito.

La disponibilità degli strumenti digitali, principalmente dello smartphone, ha comportato una graduale, ma repentina, “rivoluzione” tecnologica e sociologica.

Emerge dagli studi effettuati che uno dei problemi principali della società contemporanea sia la quotidiana iperstimolazione causata dai dispositivi digitali, la quale può sfociare in deficit dell’attenzione, difficoltà di adattamento e comunicazione sociale o ancora isolamento e distress emotivo.

È evidente come un numero elevato di giovani sviluppino un attaccamento ossessivo allo smartphone e come, in generale, stiano aumentando drasticamente gli utenti che presentano un utilizzo problematico dello strumento, il quale interferisce nello sviluppo dell’identità e dell’immagine di sé stessi.

Lo scopo di questo lavoro è proprio quello di raccogliere informazioni utili allo sviluppo di interventi e protocolli atti a minimizzare i danni psicofisici, siano essi potenziali o attuali, causati dall’uso disfunzionale dei devices digitali

Nomofobia

«..molte èquipe di professionisti esperti in social network e nuove dipendenze concordano su alcuni fatti reali: il mondo digitale non è un nuovo mondo, ma il nuovo mondo nel quale l’uomo è inevitabilmente immerso», (F. I. Passoni).

Introduzione:

Negli ultimi anni gli individui considerano lo smartphone come un’occasione per intrattenersi, ma quando il tempo di utilizzo diventa eccessivo, essi si percepiscono isolati e ansiosi e questo comporta non solo problemi a livello psicologico, ma anche cognitivo. Un effetto di tutto ciò è quello che viene definito comportamento nomofobico, sempre più nominato nella letteratura scientifica.

Con il termine Nomofobia si vuole indicare la condizione di forte ansia e di paura sconsiderata di rimanere senza connessione, senza telefoni cellulari e più in generale, la preoccupazione costante di non potere accedere, da un momento all’altro, alla Rete e dunque, di non essere più in contatto con gli altri e col mondo.

Un’altrà definizione è : “la paura, il timore o l’ansia di non essere a contatto o a conoscenza degli eventi e delle esperienze che avvengono nella propria rete sociale allargata” (Przybylski et al., 2013, p.1842)

Assieme alla televisione ed il computer, anche il telefonino rappresenta uno strumento tecnologico di crescente utilizzo che, come dimostrano recenti studi, è anche un oggetto verso il quale si può sviluppare una vera e propria forma di dipendenza.

Con la crescita del numero e dei modelli di cellulari, ma soprattutto dei servizi offerti che ogni telefonino possiede, si sta assistendo all’aumento di casi di quella che oggi possiamo definire “malattia sociale” e che è stata chiamata come “telefonino-dipendenza”, “cellularomania” o “cellulare-addiction”.

Considerazioni:

Dal passaggio telefono al telefonino abbiamo assistito ad una serie di cambiamenti socio-psicologici della comunicazione telefonica; il cellulare dà un senso di libertà, indipendenza e sicurezza, viene costantemente portato con sé, viene usato ovunque, dà l’opportunità di essere raggiungibili e di poter comunicare in qualsiasi momento con il mondo sui social e coi messaggi.

Questa nuova modalità di comunicazione si basa sulla rapidità e sulla facilità nel raggiungere l’altro; ma se pensiamo a lungo termine potrebbe presentare dei rischi in particolare per le persone workdipendenti che, già faticano a staccarsi dal lavoro tanto da portarselo anche a casa, nel week end e in vacanza. Risultando così “assenti” nei legami affettivi e familiari, sempre connessi, insomma ventiquattr’ore su 24… talmente dipendenti dallo smartphone da arrivare a provare un senso di malessere, fino una vera e propria angoscia, se non si è “armati” di cellulare carico.

Gli smartphone, è inutile dirlo, hanno stravolto la nostra vita: ormai ne siamo dipendenti, e se è un bene o un male saranno i posteri a dircelo. Intanto basta sedersi su una panchina e osservare la gente passare sul marciapiede per rendersi conto di come il “panorama umano” sia cambiato nel giro di pochi anni.

Camminare a testa alta una volta era un vanto, oltre che un modo di dire, oggi, sempre più spesso, è una pausa per stiracchiare il collo fra una chattata e l’altra: nei ristoranti al tavolo si nota gente che preferisce comunicare virtualmente, che con la persona seduta accanto, si è persa l’importanza della relazione reale.

Alla luce di quanto detto fino adesso riconoscere un soggetto affetto da dipendenza da cellulare, o nomofobia, non è sempre facile. Va prestata attenzione alla presenza di sintomi particolari risconontrabili nel comportamento della persona.

Tra i sintomi da dipendenza da cellulare più comuni si annoverano, primo fra tutti, l‘utilizzo continuativo del telefono, con il quale si trascorre la maggior parte della giornata, tenendolo sempre acceso e fisicamente vicino; ciò causa una notevole perdita di tempo ed una continua interruzione delle attività che si dovrebbero svolgere durante il giorno, come lo studio o compiti sul lavoro. Anche il sentirsi ansiosi alla sola idea di perdere o non poter utilizzare il cellulare rientra tra i sintomi legati alla nomofobia, evitando anche di frequentare luoghi dove non c’è campo o ne è vietato l’utilizzo, come teatri, cinema, aereo; ne consegue una riduzione eccessiva dell’interazione faccia a faccia, preferendo una comunicazione virtuale in cui non è necessario parlare direttamente con l’altro.

Ciò che emerso dalle ricerche è che una delle principali funzioni psicologiche del cellulare è quella di regolare la distanza nella comunicazione e nelle relazioni. Attraverso il telefonino, infatti, ci si può avvicinare o allontanare dagli altri: ci si può proteggere dai rischi dell’impatto emotivo diretto, trovando una risposta alle proprie insicurezze relazionali, alla paura del rifiuto ed ai sentimenti di insicurezza; ma ci si può altresì mantenere vicini e presenti costantemente alle persone a cui si è legati affettivamente, gestendo l’ansia da separazione e la distanza, costruendo un “ponte telefonico” che attraversa infiniti spazi in pochissimo tempo.

Ciò che viene a galla dalla visione della società attuale è che, soprattutto gli adolescenti, utilizzano il telefonino come strumento di difesa per affrontare le insicurezze nella comunicazione, sia nella fase di iniziale di conoscenza che in quelle di trasformazione e gestione delle relazioni. Dall’altra parte assistiamo a dei genitori sempre più spesso sostenitori del precoce possesso del telefonino da parte dei bambini e ragazzi, che trovano nel telefonino una risposta al proprio bisogno di restare costantemente presenti nella vita dei propri figli, adoperando il cellulare come ciò che è stato definito un “guinzaglio telematico”, non capendo che a volte non è la soluzione migliore per controllare il figlio… bambini sotto i 10 anni con il cellulare in mano che comunicano tramite whattsapp..

Ma dove stiamo andanto a finire?

Che generazione futura sarà?

Pertanto sarebbe sperabile che i genitori sorvegliassero il livello di uso e gestione degli smartphone dei loro figli: tra gli atteggiamenti da adottare sarebbe auspicabile per quanto possibile impedirne l’uso, soprattutto in tenera età. Nei casi in cui lo si consenta, occorre limitare il tempo trascorso sui device e supervisionare il loro utilizzo, stabilendo delle regole condivise con il bambino, impostando un parental control, informando i figli dei rischi che si corrono con un linguaggio adatto alla loro età ed infine, ma di importanza cruciale, stimolare altre vie di comunicazione e di intrattenimento non virtuali.

È evidente allora come compito del mondo adulto sia quello di ri-significare l’esistenza di bambini e adolescenti, esplicitando quale sia davvero l’essenza di ogni Persona, ovvero l’essere-per-il-senso.

L’adolescenza in particolare non è un periodo della vita caratterizzato solo da disagio, fragilità, disimpegno e narcisismo, ma è anche e soprattutto una postura esistenziale attraversata dal desiderio di ricercare un senso (Arioli, 2018).

Conclusioni:

La domanda da porci diventa a questo punto non è “come vivere bene al tempo della Rete”, ma “come vivere bene a partire dalle relazioni che ogni giorno creiamo e viviamo”.

Quindi quale senso, noi adulti in primis, intendiamo dare alla nostra esistenza, tanto online, quanto offline: solo se sappiamo che relazioni stiamo costruendo e vivendo sapremo chi siamo, dove stiamo andando e dove stiamo conducendo chi verrà dopo di noi.

Pertanto per uscire dalla dipendenza uno degli obiettivi primari potrebbe essere quello di imporsi dei limiti e quindi decidere di non usare il cellulare in determinati luoghi o momenti della giornata; potrebbe diventare necessario l’utilizzo di app per dipendenza da smartphone, che ci comunicano quanto tempo tracorriamo sul cellulare, permettendo di bloccarne l’utilizzo superato il limite stabilito.

Bambini e adolescenti di oggi, saggiano l’assenza dell’adulto ma, nello stesso tempo, esprimono un crescente desiderio di relazioni significative, desiderio che manifestano soprattutto nel Web. I giovani di oggi sono iscritti a diversi Social , alla ricerca di nuovi contatti, nuove “amicizie” o “seguaci” che confermino con il loro “mi piace” un solo assunto: ci sei, sei importante per me e per gli altri.

È compito dei genitori quello di riappropriarsi di questa funzione esistenziale e di senso, sostenendo bambini e adolescenti con relazioni autentiche e funzionali, prima di tutto nel mondo reale.

Se poi è vero che la tecnologia, ma ancor prima la cultura, sono il “prendersi cura” del reale e non la sua alterazione (Grotti, 2014), e che l’essere umano è fatto principalmente di relazioni attraverso le quali “ci si prende cura” della realtà, è altrettanto vero che «..Educare alla relazione significherà educare anche alla presenza autentica in Rete, così come negli altri momenti del contesto vitale, dell’ambiente condiviso con gli altri esseri umani».

Alla luce di quanto emerso diventa necessaria la prevenzione di questa forma di dipendenza quanto l’intervento su di essa nella sua forma più acuta. Esiste infatti la possibilità che, in un periodo particolarmente difficile della vita il telefonino diventi un oggetto su cui canalizzare uno stato di disagio affettivo, relazionale. Pertanto, è importante allenarsi ad un rapporto equilibrato con il cellulare, limitato nel tempo e capace di autocontrollarsi, concedendosi talvolta qualche pausa dalla sua presenza rassicurante.

Come ogni dipendenza, anche quella da smartphone rappresenta un problema molto complesso, che può compromettere la qualità della vita non soltanto di chi ne soffre, ma anche di chi gli sta vicino. Lo stesso vale per la nomofobia, che spesso compare insieme. La paura di non essere sempre connessi alimenta la dipendenza e dall’altro la nomofobia attiva un circolo dal quale è difficile uscire senza un aiuto esterno. Pertanto si tratta di due aspetti complementari, che possono inoltre convivere con la presenza di altri disturbi d’ansia e i cui sintomi sono comuni anche ad altre condizioni.

Per individuare una terapia che aiuti questi pazienti ad uscire da questa spirale, è importante prima di tutto arrivare a una diagnosi, individuando la dipendenza e gli eventuali altri sintomi riconducibili alla nomofobia. E’ necessario aiutare questi pazienti che mostrano un comportamento dipendente a recuperare progressivamente la capacità di usare lo smartphone in modo sano, e attivare allo stesso tempo un percorso di sostegno mirato con uno psicologo.

Sitografia:

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Dott.ssa Daniela Cusimano, Coordinatrice PSP-Italia