L’Infertilità

a cura di Prof.Mariano Indelicato, Psicologo Psicoterapeuta, Presidente Pronto Soccorso Psicologico Italia

Infertilità

Santona definisce l’infertilità come una esperienza di crisi nella vita individuale e di coppia connotata da una serie di perdite:  “della fertilità, del figlio desiderato, della trasmissione del proprio patrimonio genetico, del bambino ideale, del bambino fantasticato, della salute, della genitorialità, dei progetti di vita e dei traguardi prefissati, della funzionalità sessuale, della soddisfazione coniugale, del controllo sui propri organi riproduttivi e nel senso di normalità”. Altre ricerche, in particolare quelle relative all’adjustment di coppia inteso come indice della qualità della relazione, indicano che la transizione alla genitorialità non mostra differenze significative tra coppie con figli e senza (C. Garbarini).  Queste apparenti differenze sono da far risalire alle strategie di coping di cui ogni coppia è dotata per affrontare  e superare gli eventi stressanti che li vede coinvolti nel corso del loro ciclo di vita.  Addirittura sorprendentemente, rispetto al sentire comune, la Garbarini in una ricerca mette in risalto che le coppie in attesa di gemelli risultano  con maggiori problemi nell’adattarsi alla nuova situazione. Questo ad indicare, ancora una volta, che la transizione alla genitorialità, sia quanto è fruttuosa sia quanto non lo sia, risulta problematica e comporta cambiamenti profondi all’interno delle relazioni e dei vissuti di coppia.

L’infertilità nel passato comportava l’automatica rottura della coppia. La donna non fertile, i maschi non venivano presi neanche in considerazione, poteva essere ripudiata dal marito e in tal modo veniva esposta alla pubblica gogna. Un principio sancito nella Roma antica, matrimonio cum manu, stabiliva che il marito poteva ripudiare la moglie mentre non era possibile il contrario.  Ancora oggi in molti paesi islamici attraverso la formula sacramentale talaq…..talaq….. talaq ….. ripetuta tre volte,  il maschio può ripudiare la propria moglie anche senza che quest’ultima sia consapevole o informata. Sostanzialmente la moglie veniva e viene  ripudiata in quanto incapace ad avere figli e, quindi, sostanzialmente non serviva a nulla.  Addirittura nelle case reali si arrivava a ripudiare, per motivi dinastici, la propria consorte perché incapace di dare un figlio maschio. Famoso il caso di Reza Pahlavi, scià di Persia, che dopo aver ripudiato la prima moglie che gli aveva dato una figlia femmina, ripudiò anche Soraya, sposata in seconde nozze, perché non fertile. In questo quadro l’infertilità maschile non trovava spazio perché era compito delle donne fare figli e coloro che non riuscivano ad averne, cosi come ci informa la Mazzoni in un suo famoso libro, erano considerate “donne difettose”.  Solo negli ultimi anni l’infertilità maschile trova spazio all’interno delle ricerche poiché essa, al contrario delle  convinzioni comuni, coinvolge al 50% sia la popolazione maschile che quella femminile.

I fattori psicologici, in ambedue i casi, giocano un ruolo importante sia nel determinare l’infertilità sia in conseguenza della diagnosi di sterilità. Una importante distinzione, infatti, deve essere fatta tra infertilità e sterilità: la prima è una condizione reversibile con apposite cure di carattere medico o psicologiche, mentre la seconda spesso è irreversibile . Nel caso di infertilità maschile il fattore maggiormente predisponente è lo stress. In particolare, sono stati condotti diversi studi sui condannati a morte, sugli internati nei campi di concentramento,  su uomini mandati al fronte  su i quali è stato rilevato che era presente oligospermia o azospermia. Comunque, non solo queste esperienze limite ma anche forti stress vissuti nella vita lavorativa, coniugale o sociale producono gli stessi effetti.

Allo stesso modo nell’infertilità femminile lo stress gioca un ruolo importante influendo sulla fisiologia del sistema endocrino. Ad esempio è nota ai sessuologi e ai ginecologi l’amenorrea a genesi ipotalamica, per la quale viene spesso utilizzato il termine di “amenorrea da stress”. Lo stress ha un impatto importante sul sistema catecolaminergico e ipofiso-surrenale tale da influenzare l’ovulazione, il trasporto dell’ovulo e il suo impianto.

Da  tante ricerche basate su resoconti psicoterapeutici si evince che dopo un trattamento riguardante l’ansia e la gestione dello stress molte coppie riescono ad avere figli e, addirittura, spesso accade che la gravidanza avviene dopo che hanno adottato un figlio.

Gli studi sul ruolo dei fattori psicogeni sulla etiopatologia dell’infertilità non danno risultati univoci, al contrario, quelli riguardanti le conseguenze legate alla diagnosi di infertilità sono ben noti. Menning  descrive una serie di reazioni che vanno dalla sorpresa e shock iniziali, al rifiuto, alla collera, all’angoscia, ai successivi sensi di colpa, di dolore, e di perdita. L’infertilità può essere vissuta come un trauma narcisistico, il superamento del quale dipende non solo dalle possibilità concrete di risoluzione del problema, ma anche dalla struttura caratteriale dell’individuo e dall’equilibrio che la coppia riesce a mantenere o ristabilire. Il compito intrapsichico include l’accettazione del problema, il far fronte alle pressioni sociali, il lavoro di lutto rispetto alla perdita dell’ideale di sé e della propria immagine corporea, il riflettere sull’importanza della genitorialità e sulla propria motivazione ad avere un figlio. A livello di coppia la “crisi di infertilità” può inficiare le sfere della comunicazione, dell’attività sessuale e dei progetti futuri e dare luogo a una condizione di conflitto e di isolamento sociale. Qualunque fosse la condizione emotiva e relazionale prima dell’emergere di un problema di infertilità, il suo insorgere può esacerbare o attivare ex-novo conflitti individuali e di coppia. Lo stress emozionale che ne consegue può a sua volta avere un effetto sulle funzioni biologiche, particolarmente sull’equilibrio endocrino e sulle funzioni sessuali, tale da creare un circolo vizioso. Per questo diventa importante da parte dei ricercatori lo studio sistematico delle reazioni all’infertilità e l’esame dei fattori implicati, tra cui l’impatto delle procedure diagnostiche e terapeutiche, in modo da approntare dei programmi che minimizzino le conseguenze e forniscano un contenimento allo stress.

Il Pronto Soccorso Psicologico Italia con la sua rete di professionisti è disponibile tutti i giorni dell’anno per aiutare e seguire le coppie al fine di alleviare le problematiche che riguardano, da un lato, la gestione dell’ansia e dello stress e, dall’altro, accompagnare e sostenere le coppie lungo tutto il processo terapeutico legato alla risoluzione dell’infertilità, tra cui la procreazione assistita, che spesso non è un percorso in discesa ma irto da continui ostacoli e delusioni.