L’Infanzia e le nuove tecnologie

A cura della Dott.ssa Vera Cantavenera, Psicologa Clinica, Coordinatrice PSP-Italia, Agrigento

L’Infanzia e le nuove tecnologie

“Il problema fondamentale è che la nostra civiltà, che è una civiltà della macchina, può insegnare all’uomo tutto ad eccezione di come essere uomo”.
(André Malraux)

Oggi, la tecnologia digitale è entrata a far parte della quotidianità non solo degli adulti, ma anche di bambini/e e ragazzi/e, al punto che esistono software, app, cellulari e tablet progettati e prodotti appositamente per l’infanzia e la preadolescenza.
Si ricorre, di fatto, sempre più , a un massiccio uso di questi strumenti da parte di bambini/e nella fascia di età che va dai 3 ai 10 anni, periodo che copre l’arco dell’esperienza scolastica primaria e alcune importanti fasi dello sviluppo durante le quali si definiscono architetture celebrali e relative competenze e abitudini.

Ma, soffermiamoci un attimo e interroghiamoci sul ruolo che le nuove tecnologie hanno nello sviluppo cognitivo e comportamentale dei più piccoli, e quanto e come vengono utilizzate in famiglia e a scuola; quindi riflettiamo un pò, sugli aspetti positivi e negativi del loro uso.

Si sa che le tecnologie digitali sono fonti fondamentali di informazione, facilitano la comunicazione e possono contribuire a sviluppare le reti sociali. Tuttavia, Computer, smartphone e tablet se non usati in modo corretto possono provocare danni alla salute psico-fisica e interferire con l’apprendimento e la vita relazionale del bambino.

Se da un lato infatti, le tecnologie svolgono un ruolo di contenimento dell’esuberanza e e della socievolezza dei bambini che, imbambolati davanti a giochi o applicazioni, non disturbano i genitori o non si preoccupano di giocare e relazionarsi positivamente con i coetanei; dall’altro lato, possono anche essere una risorsa perchè stimolano la curiosità e danno la possibilità di accedere al sapere autonomamente.

Pensiamo poi a quanto la tecnologia sia benefica se impiegata per aiutare bambini e bambine disabili a sviluppare le proprie potenzialità e a creare relazioni con gli altri.
È bene dunque, prendere coscienza da parte dei genitori, degli educatori, e degli insegnanti del fatto che le nuove tecnologie hanno portato a dei mutamenti sociali ed antropologici che hanno coinvolto anche i codici comunicativi legati all’infanzia.
La cultura per l’infanzia e i suoi strumenti di diffusione si stanno trasformando e con essi bambini e bambine.

La tecnologia intuitiva e alcune caratteristiche come ad esempio gli schermi touch screen, infatti, attraggono molto bambini/e e soddisfano la loro curiosità: con un solo gesto del dito si riesce ad accedere a schermi, immagini, video, suoni.
La tecnologia si è evoluta, un tempo a “noi” era concesso di stare per molto tempo davanti al PC anche perché la tecnologia non permetteva di fare qualunque cosa, al contrario di quella attuale per cui con un solo strumento si può: giocare, leggere, studiare, imparare, chattare, lavorare, ascoltare musica, scrivere, disegnare.
In poche parole, se volessimo, potremmo non staccarci MAI dallo schermo per fare qualsiasi cosa. E purtroppo in molti casi è proprio ciò che accade. Ed è questo quello che spaventa di più.

I nostri bambini sono chiamati “nativi digitali” perchè questo mondo tecnologico non lo hanno visto crescere, ma era già così quando sono nati. Ciò che per noi era fantascienza e ora una novità, per loro è semplicemente la normalità. Anzi, quando cresceranno, guardando indietro ad oggi (questo oggi che a noi sembra così tanto tecnologico!) per loro sarà sinonimo di roba vecchia, superata… come per noi la macchina da scrivere.

Perciò tenere i bambini lontani dalla tecnologia, costringendoli a vivere come se non esistesse, non ha alcun senso. Sarebbe come se da piccoli ci avessero obbligati ad usare penna d’oca e calamaio al posto della bic solo per “non dimenticare come si faceva una volta”.

Però è anche vero che bisogna dare ai bambini la possibilità di scoprire il mondo fuori dallo schermo. Cercando di stimolare sempre la creatività, la curiosità, la manualità e la passione per tante altre cose tra cui i libri, la musica, il disegno, la scienza etc.. e fare in modo di staccarsi dai dispositivi tecnologici che sono stati, di fatto, creati e appositamente pensati, in ogni loro caratteristica, colore e suono per tenerci il più possibile “agganciati”.

Come già detto la tecnologia offre molte opportunità, sotto diversi aspetti e in molti ambiti.
È stato appurato che molti bambini imparano mentre si divertono a usare un mezzo da cui sono attratti. Tantissime, di fatto sono le app e i programmi pensati per stimolare l’apprendimento. Ci sono app per riconoscere le piante, per imparare a leggere e scrivere, per conoscere gli animali, la scienza, la storia! Anche i tanto criticati videogames, quelli senza un esplicito scopo educativo, possono essere un’utile fonte di stimoli, contribuendo ad allenare riflessi, logica, problem solving e gioco di squadra. Grazie agli e-readers, poi, possiamo portare un’intera libreria in una tasca.

Internet è un modo per favorire la connessione tra le persone: grazie ad internet, i bambini possono restare in contatto con amici e familiari lontani. Ci sono tanti modi per usare la tecnologia per mantenere vivi i rapporti. Pensiamo ai bambini che fanno una videochiamata con il genitore che deve stare un mese lontano da casa per lavoro, al nipote che chiacchiera con la zia che vive all’estero o con i nonni che abitano in un’altra città. Le distanze si accorciano e le mancanze pesano meno.
Grazie alla tecnologia, possiamo avere film, giochi, libri e passatempi di ogni genere sempre a portata di mano, anche in quei momenti in cui non è possibile fare molto. Un noioso e lungo viaggio in macchina, può essere meno pesante se un’oretta viene trascorsa guardando un film sul tablet, giocando o ascoltando un audiolibro.

Grazie alla tecnologia i bambini possono iniziare a coltivare delle passioni che poi si potranno trasformare in concreti lavori futuri. Ad esempio dai disegni su paint fatti tanto per giocare sono nati illustratori di professione, da videogiocatori e cantanti da cameretta, sono nate star di youtube. Da ragazzini che si divertivano a smanettare sul pc sono nati programmatori, esperti di effetti speciali e tante altre professioni che non esisterebbero senza la tecnologia.

Tuttavia, come accennato non bisogna esagerare. Come in tutte le cose c’è bisogno di una moderazione, l’abuso fa male: bisogna far capire ai bambini che se si esagera anche le cose buone diventano dannose.
Per questo l’accompagnamento al mondo tecnologico deve essere supervisionato da adulti consapevoli e attenti. Questi strumenti vanno utilizzati con buon senso e con misura.
La tecnologia ha reso accessibili tante cose bellissime, ma purtroppo anche quelle brutte.
Basta scorrere il mouse sulla bacheca facebook sbagliata per trovarsi davanti immagini di morte e violenza. Il gruppo whatsapp di classe, da luogo di incontro e aggregazione, può trasformarsi in una gogna e fomentare il bullismo. Dietro giochi o video apparentemente innocenti, possono esserci immagini disturbanti e sanguinose.
La tecnologia favorisce le connessioni tra gli amici, ma rende facile avvicinarsi anche ai nemici: maniaci, truffatori, bulli e malintenzionati di vario genere; i bambini sono prede facili.

O ancora… un sms e ci si abbona a vita a qualche servizio a pagamento, un click e si installa il virus, un altro click e si manda la foto sbagliata alla persona sbagliata. Può accadere che il bambino si alieni in quanto l’abuso della tecnologia può portare i bambini ad isolarsi. Il mondo virtuale sembra così ricco di personaggi interessanti che iniziano a perdere interesse per le persone.

All’adulto sta il compito di monitorarne l’utilizzo, in modo da stare al passo coi tempi, non giudicando negativamente ciò che rappresenta una novità, ma trovando la via migliore per sperimentare insieme ai più piccoli gli strumenti che lo sviluppo tecnologico via via ci fornirà.
Le soluzioni per limitarne l’uso ci sono e devono partire dagli adulti, bisogna porre dei limiti non solo per i bambini, anche per i “grandi”.

In teoria per ogni mezz’ora passata davanti ad uno schermo dovrebbero corrispondere 2 ore senza. Però il solo limitare la tecnologia ai bambini, non basta per fare in modo che crescendo non finiscano comunque per diventarne dipendenti.

Guarduamoci intorno e pensiamo anche a noi stessi: quanti bambini di una volta, cresciuti giocando con i giochi di una volta, oggi sono degli adulti con lo smartphone sempre in mano? Beh! Credo siamo in molti!
Perciò oltre a limitare la tecnologia, ciò che soprattutto è importante fare, è mostrare loro le alternative, coinvolgerli, farli appassionare in attività manuali e creative che coinvolgono il mondo reale e noi dobbiamo essere i primi a farlo, dando l’esempio giusto.

E’ facile che i bambini possano imbattersi in contenuti inappropriati e la soluzione è semplice: “non lasciare i bambini da soli davanti allo schermo!”

Non bisogna demonizzare la tecnologia ma non bisogna nemmeno fare l’errore di credere che un computer debba o possa sostituirsi a noi. Insomma, la strada è bella perchè porta in tanti posti stupendi, ma finché sono piccoli, devono attraversarla dandoci la mano.
Oltre a controllare e vietare, dobbiamo anche educarli a riconoscere (e quindi evitare) i pericoli. Non potremo controllarli per sempre ed è meglio che capiscano il perchè non debbano fare una cosa invece di imporre un divieto che una volta cresciuti smetteranno di rispettare, senza avere i mezzi per proteggersi.

In questo contesto i professionisti del Pronto Soccorso Psicologico-Italia possono intervenire a prevenzione, mediando tra scuola e famiglia, intervenendo a sostegno e supporto dei genitori, delle coppie, degli educatori e degli insegnanti per un confronto, in modo da riuscire a gestire al meglio le paure e le critiche verso la tecnologia, educando i bambini ad un uso corretto degli strumenti tecnologici e rafforzando il rapporto con essi attraverso il gioco insieme.

Ricordiamo sempre, come diceva Galimberti che: la memoria informatica, a cui affidiamo tutti gli aspetti della nostra vita, non ha una localizzazione nello spazio nè tanto meno nel tempo; non riesce ad approdare ad una narrazione, ma solo ad uno stoccaggio di dati immagazzinati.
È invece, la memoria culturale, che consente di assorbire il passato nel presente e creare un pensiero che si staglia al di là di ogni orizzonte raggiunto, restituendo al futuro la sua natura di avvenire.

E tutto questo può avvenire solo se ci ricordiamo che dietro alla tecnologia c’è l’uomo, e l’adulto deve essere per il bambino il tramite con cui esso deve mediare per approdare alla vita.

Dott.ssa Vera Cantavenera, Psicologa Clinica, Coordinatrice Pronto Soccorso Psicologico-Italia, Agrigento