Il fenomeno suicidario

A cura della Dott.ssa Daniela Cusimano, Coordinatrice Pronto Soccorso Psicologico-Italia

Il fenomeno suicidario

“Il suicidio è l’estremo tentativo di migliorare la propria vita”, Michelangelo

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità il suicidio viene considerato come un problema complesso, non ascrivibile ad una sola causa o ad un motivo preciso. Lo si può fare derivare da una complessa interazione di fattori biologici, genetici, psicologici, sociali, culturali ed ambientali.

Il termine suicidio deriva dal latino suicidium, e letteralmente significa “uccisione di se stessi”, pertanto si intende l’atto col quale una persona si procura volontariamente e consapevolmente la morte. Esso non è altro che la morte causata da un atto intenzionale di autolesionismo ideato per essere letale.

Il comportamento suicidario comprende il suicidio compiuto, il tentato suicidio e l’ideazione suicidaria. Le ricerche sul suicidio hanno visto che è molto spesso correlato ad una malattia mentale (ad es. depressione) o a disturbi dovuti all’uso compulsivo di sostanze come alcool o droghe. L’abuso di sostanze rende infatti più probabile che si arrivi ad agire per pensieri di suicidio impulsivi o comportamenti a rischio.

Le persone che muoiono per suicidio, rappresentano solo una frazione di quelli che ci pensano o che arrivano a compiere almeno un tentativo: le statistiche hanno evidenziato che i tentativi potrebbero essere tra 8 e 25 per ogni morte effettiva.

Il suicidio viene visto come una tragica risposta alle situazioni di vita stressanti, e tanto più tragica perché prevenuto. Spesso il soggetto a rischio di suicidio si presenta con pensieri identificabili con le seguenti espressioni: “Sono triste, depresso”, “Non posso più andare avanti così”, “Sono un perdente”, “Gli altri staranno meglio senza di me”. Un altro fattore di rischio del suicidio è legato a sentimenti di disperazione, rabbia incontrollabile, alla ricerca di vendetta, all’agire in modo imprudente o rischioso e senza meditare sulle conseguenze di un certo comportamento, al sentirsi intrappolati e sentirsi senza via d’uscita. La conseguenza può essere il consumo di alcol e droga; l’allontanamento dalle amicizie, dalla famiglia, e dai contatti sociali; ansia, agitazione e disturbi del sonno sono sempre identificabili in presenza di rischio di suicidio.

La persona con pensieri suicidari riferisce dai suoi racconti che nota cambiamenti marcati del tono dell’umore, mancanza di motivazione nel vivere e non identificazione del senso della vita.

Il suicidio si può prevenire. La maggior parte degli individui con rischio di suicidio vuole assolutamente vivere; costoro non riescono però a farlo e ercano possibili alternative ai loro problemi. Emettono dei chiari segnali inerenti alla loro intenzione suicida, ma spesso chi è intorno non coglie il significato di tali messaggi, oppure non sa come rispondere alla loro richiesta d’aiuto.

Molto spesso capita che chi parla del suicidio non induce nell’altro un proposito suicidario; al contrario, l’individuo in crisi e che pensa al gesto si sente sollevato dal poterne parlare, ed ha l’opportunità di sperimentare un contatto empatico.

Il suicidio tormenta profondamente gli individui, le famiglie, i luoghi di lavoro, la comunità e la società nel suo complesso. Studi recenti hanno messo in evidenza che chi perde una persona cara a causa del suicidio, rimane a lungo traumatizzato e sono molto spesso anch’essi a rischio di suicidio.

La sfida della prevenzione del suicidio dovrebbe essere intrapresa dalla collettività, soffermandosi sul gioco che hanno, in questi casi, le emozioni negative.

A maggior ragione gli specialisti dovrebbero essere empatici con il dolore mentale del paziente, considerandolo l’unicità della sua sofferenza. Ogni sforzo dovrebbe essere fatto per cambiare anche di poco il dolore da ‘intollerabile’ a ‘tutto sommato sopportabile’; nel far questo l’enfasi dovrebbe essere posta sui bisogni psicologici frustrati dai quali origina la sofferenza del soggetto a rischio.

Tutti gli operatori della salute mentale, attraverso un lavoro di prevenzione a monte, dovrebbero entrare in contatto con la popolazione generale per fornire servizi di assistenza, consulenza e supporto in merito a questo fenomeno, e veicolare informazioni chiare e precise sul riconoscimento e sulla gestione del soggetto suicida.

“Chi pensa al suicidio non vuole realmente morire: desidera solamente porre fine ad un dolore insopportabile. Urlare quel dolore a qualcuno significa cominciare a liberarsene”.

Il Pronto Soccorso Psicologico Italia, con i suoi operatori specializzati, all’interno delle sedi opportune, è pronto a dare supporto al contesto familiare, fornendo strumenti di rieleborazione dei propri vissuti e stimolando un lavoro di psico-educazione che possa portare alla crescita culturale e sociale dell’individuo in questione. Inoltre si pone come altro obiettivo anche quello di collaborare con le agenzie presenti sul territorio per prevenire quanto più possibile il fenomeno suicidario.

Dott.ssa Daniela Cusimano, Coordinatrice PSP-Italia