Dalla “Sacra Famiglia” alla Famiglia: storia di un percorso psicologico

A cura del Prof. Mariano Indelicato, Presidente Pronto Soccorso Psicologico-Italia

Dalla “Sacra Famiglia” alla Famiglia

“La famiglia è il motore del mondo e della storia. Ciascuno di noi costruisce la propria personalità in famiglia, crescendo con la mamma e il papà, i fratelli e le sorelle, respirando il calore della casa. La famiglia è il luogo dove riceviamo il nome, è il luogo degli affetti, lo spazio dell’intimità, dove si apprende l’arte del dialogo e della comunicazione interpersonale”. Papa Francesco

Il Natale, la celebrazione della ricorrenza della nascita di Gesù di Nazareth, oltre ai risvolti di carattere religioso, porta con sè una profonda rottura anche sul piano culturale. Non è un caso, ad esempio, che la Chiesa celebra la festa della Santa Famiglia la domenica successiva al Natale o, se quest’ultimo cade di domenica come quest’anno, il venerdì successivo.

Con l’avvento della nascita di Gesù, infatti, la concezione della famiglia cambia radicalmente, soprattutto, rispetto alla cultura greco-romana. Intanto, ad una prima analisi, la coppia di Maria e Giuseppe apparentemente si forma in maniera anomala. Maria dai racconti evangelici era la sposa promessa di Giuseppe nel momento in cui scopre, per mezzo dell’annunciazione, che è incinta di Gesù essendo e rimanendo vergine. La legge ebraica, in questi casi, prevedeva che non solo il futuro sposo poteva rompere la promessa matrimoniale ma, addirittura, poteva ripudiarla e, di conseguenza, la sua fidanzata doveva essere lapidata. Giuseppe, come raccontano i vangeli apocrifi, in effetti, appena avuta la notizia, fu assalito da tanti dubbi e voleva non solo rompere il fidanzamento ma anche rendere pubblico l’apparente tradimento. Accettò la situazione solo nel momento in cui un Angelo gli svelò la verità Divina.

Per poter spiegare quanto successo tra Giuseppe e Maria dobbiamo tenere conto che gli assi su cui si formano le coppie sono l’ethos, ovvero i principi morali, e il pathos, ovvero la passionalità, l’incontro profondo tra i due membri. L’ethos si fonda e trova riscontro nella giustizia e nella lealtà sulle quali si basano le promesse matrimoniali. I matrimoni per tanto tempo, fino a quasi la metà del secolo scorso, si costruivano e si costituivano attorno ai principi etici e, spesso, i futuri sposi non si sceglievano, ma venivano scelti. Erano le famiglie di origine a stabilire i contratti matrimoniali e ad effettuare la scelta che reputavano migliore per i propri figli. La scelta era guidata spesso dallo status socio economico e dai principi valoriali e culturali delle rispettive famiglie. Essi erano consapevoli che in un matrimonio non si mettono insieme due persone, ma due storie familiari e generazionali. Nella scelta le stirpi di provenienza avevano il loro valore. Non è un caso che ambedue Maria e Giuseppe provengono dalla dinastia e dalla stirpe di Re Davide.

Nel caso della Santa Famiglia la scelta avviene per un intervento Divino: a Giuseppe fu chiesto di “non temere di prendere Maria come sposa”, così anche Maria fu assicurata di non temere di prendere Giuseppe come sposo. In questo modo, commenta il Cantore dell’Immacolata, rivolgendosi a Maria: “lo Spirito ti dona Giuseppe come custode e testimone della tua verginità, perché come te è impegnato nel voto di continenza” (Reportata Parisiensia, IV d. 30, q. 2, n. 5).

Nicolò, Lucarelli, Torso e Tavazza in “Famiglie in Trasformazione” (2015) scrivono che il legame matrimoniale deve essere considerato un “Terzo Neo – formato” che si situa all’interno di uno spazio intersoggettivo nel quale avviene l’incontro tra i due membri della coppia. Nel caso di Giuseppe e Maria il suddetto spazio è riempito sia materialmente sia simbolicamente e metaforicamente da Gesù e dalla sacralità divina. In effetti, nella Santa Famiglia sono presenti le manifestazione delle tre persone della Trinità: Il Padre (si serve dei due sposi per farsi uomo e scendere sulla terra); il Figlio (Gesù di Nazareth); lo Spirito Santo (Maria rimane incinta per mezzo dello Spirito).

In psicologia è ormai risaputo che la famiglia nasce da un atto di riconoscimento reciproco che presuppone il donare ovvero un legame, che obbliga il donante e il ricevente, insito nell’atto stesso dello stare insieme amalgamando significati di carattere antropologico e culturale. Kaes (2015), nel tentativo di spiegare la fusione di coppia (pathos) e il mantenimento della stessa, rende evidente il lavoro psichico richiesto dall’incontro con l’altro e più- di-un-altro perché la psiche, o parti di queste, si associno e si assemblino, perché si sperimentano nelle loro differenze e si mettano in tensione, si regolino.

Il suddetto lavoro deve rispondere a quattro esigenze riguardo al legame intersoggettivo:

• “L’obbligo per il soggetto di investire il legame e gli altri con la propria libido narcisistica e oggettuale, al fine di ricevere in cambio da questi gli investimenti necessari per essere riconosciuto come soggetto membro del legame”. Il soggetto nell’atto dell’investimento libidico dona al fine di stabilire il legame e nello stesso tempo riconoscersi, in senso antropologico, nel legame. Lo spazio in cui si inserisce il “terzo nuovo formato” non è vuoto ma è determinato e contraddistinto dalla cultura sia essa religiosa o meno. Per la religione, ad esempio, il matrimonio è indissolubile (nessuno osi sciogliere ciò che Dio ha unito) mentre la cultura laica prevede il divorzio e , quindi, il possibile scioglimento. L’investimento libico è sottoposto alle esigenze di carattere culturale. Freud, in “Al di là del Principio del Piacere” e in “Psicologia delle Masse e Analisi dell’Io” scrive letteralmente che “la massa viene evidentemente tenuta insieme da qualche forza e questa forza o potenza è la libido”. Per libido è da intendersi tutto ciò che nel linguaggio comune si chiama, liebe, amore. Aggiunge che la libido è in fondo la forza motrice che porta alla conoscenza e ai legami: L’eros, così come descritto da Platone, liberandosi dagli appetiti sessuali, cambia oggetto investendo mete culturali e socialmente sintoniche. In questo modo la libido nasce come amor per poi trasformarsi in caritas che indica l’amore casto per il prossimo, per la chiesa, per Dio. Ecco la spiegazione al legame apparentemente triangolare tra Giuseppe, Maria e Dio: la religione è lo sfondo culturale in cui inserire il legame della Santa Famiglia. Ricordo, inoltre, che la cultura ebraica si conforma esattamente alle prescrizioni di carattere biblico: la legge è composta dalle tavole bibliche. Lacan, a tal proposito, è ancora più esplicito poiché sostiene che il godimento del desiderio può avvenire solo ed esclusivamente attraverso la Legge;

• “La messa in latenza, la rimozione, la rinuncia o l’abbandono di alcune formazioni psichiche proprie del soggetto”. Si tratta di abbandonare, modificare e , alcune volte, ampliare i nostri pensieri o il nostro sistema di credenze per aderire a un nuovo progetto condiviso. Il legame, come precedentemente descritto, è possibile solo in funzione della reciprocità. Chiaramente la scelta di Maria e Giuseppe non è semplice, in particolare quella di quest’ultimo, tant’è che voleva ripudiare la propria fidanzata. Eppure l’evangelista Matteo definisce Giuseppe “uomo giusto” poiché di fronte alla sfida del silenzio di Maria sull’origine della sua gravidanza, prima progetta di scappare e subito dopo di rispettare il silenzio della sua sposa. Solo la rinuncia permette di fare legame con l’altro: bisogna perdere in individualità per poter costruire un “noi”. Tra l’altro la rinuncia è un presupposto fondamentale, all’interno della cultura ebraica, per poter fare legame con Dio. Nell’Antico Testamento ad Abramo per legarsi a Dio viene richiesta la rinuncia. Deve rinunciare alla sua casa e alla sua terra per avere in cambio: una numerosa discendenza; la benedizione, tramite lui, di tutti i popoli della Terra; un territorio per la sua discendenza. Abramo rispose obbedisco: rinunciare per acquistare la discendenza e, nel frattempo, fare legame con Dio. Abramo, in effetti, si sposta ed ebbe la terra promessa così come il discendente Isacco. Ancora, una volta Dio lo chiama e gli chiede di rinunciare al suo unico figlio per offrirlo in sacrificio e lui non esita a rispondere obbedisco. Sappiamo tutti che il sacrificio di Isacco non fu necessario, ma Abramo era disponibile a rinunciare alla sua soggettività pur di fare legame con Dio. Tra l’altro e ne parleremo dopo, ciò è la dimostrazione che i figli non sono una nostra proprietà privata, ma appartengono alla comunità, alla cultura e al sacro;

• “La necessità di mettere in opera operazioni di rimozione, di diniego o di rigetto, affinchè si formino le congiunzioni di soggettività e i legami si mantengano”. Il legame diventa una realtà psichica che ha una vita propria e che mette in atto i dispositivi metadifensivi necessari alla sua autoconservazione. Alcuni hanno parlato, a questo proposito, di alleanze inconsce difensive. Il legame va difeso rispetto agli attacchi che possano provenire dall’esterno. I Vangeli non riportano nessun episodio di attacco al particolare legame tra Maria e Giuseppe. Rigamonti e Taccani ( 2015) inseriscono nello spazio interpsichico “il segreto” che svolge una funzione protettiva per il legame di coppia, mentre a livello intrasoggettivo (segreto di famiglia) serve a ripararci da traumi psichici vissuti da generazioni precedenti che sono stati incapaci di elaborarli e simbolizzarli trasmettendoli come tracce che spesso disorientano e confondono. La gravidanza di Maria è un segreto da vivere nel silenzio più assoluto per tale motivo gli evangelisti non riportano nessun dialogo tra i due sposi su questo argomento. Il segreto o i segreti proteggono la coppia e il loro legame;

• L’articolare “gli interdetti fondamentali nei loro rapporti con il lavoro di civilizzazione e i processi di simbolizzazione”. Le alleanze inconsce difensive sono una necessità non solo soggettiva o funzionale al mantenimento del legame, ma anche un’esigenza transgenerazionale. L’esigenza transegnerazionale è la base del mantenimento dell’ordine e risponde a esigenze di giustizia e proprio per questi suoi principi può essere ascritta alle esigenze antropologiche dell’uomo. L’unione tra Giuseppe e Maria rientra all’interno di un progetto divino e, in quanto tale, essa è già simbolo dell’amore di Dio verso gli uomini. Le coppie hanno bisogno di storicizzare i loro rapporti e, nello stesso tempo, inserirli all’interno di un sistema mitico. Nicolò (2015), riferendosi alla clinica, individua la intrasoggettività nei miti che le varie generazioni si tramandano e che sono una fonte inesauribile da cui ricavare informazioni sulla forza e qualità dei legami.

La Santa Famiglia, inoltre, attraverso il concepimento, attraverso lo Spirito Santo, risponde anche ad una esigenza antropologica e simbolica dell’uomo ovvero il dono della vita. Anzi possiamo, senza nessuna ombra di dubbio, affermare che essa si struttura sulla filiazione: è necessaria affinchè Dio possa diventare uomo. Che la filiazione sia il presupposto per cui si formano le famiglie viene messo in luce, ancora una volta da Kaes il quale nel legame di coppia, all’interno degli spazi interpsichici e intrapsichici, inserisce le alleanze strutturanti primarie e secondarie. La prima alleanza strutturante primaria, riprendendo “Introduzione al Narcisismo” (1914) di Freud, è quella narcisistica che definisce un contratto di filiazione: “è al servizio degli investimenti di autoconservazione del gruppo e del soggetto e del soggetto di questo gruppo e riconosce il bambino come membro di questo gruppo, esigendo da questi che riconosca il gruppo come ciò che lo precede e ciò che deve prolungare”. La nascita di Gesù risolve anche questa esigenza della Santa Famiglia, anzi è il suo completamento e strutturazione. In questo modo le coppie rispondono ad una esigenza di carattere antropologico: la conservazione della specie. Il mantenimento dell’ordine e della giustizia è frutto delle alleanze strutturanti secondarie che fanno riferimento allo spazio intersoggettivo. Riprendendo Freud che nel 1929 sostenne che, affinché si realizzasse una società di diritto, il soggetto deve rinunciare alle esigenze pulsionali distruttive, Kaes sostiene che tale rinuncia garantisce uno spazio condiviso in cui l’Io si può realizzare: sono i garanti dell’interdetto, dell’incesto e dell’assassinio e per questo assicurano la trasmissione della vita psichica tra le generazioni. Lacan, nel seminario XX, indica il luogo dell’altro nell’intersoggettività e, assumendo l’idea hegeliana, afferma che il soggetto ha bisogno dell’altro per esistere. Il luogo dell’altro è quello materno e quello paterno, ma anche quello dell’altro sesso. La madre, attraverso le cure, è il luogo del linguaggio che permette di comunicare con gli altri. Il padre invece è il luogo della legge e dell’ordine essendo “un significante in relazione con i significanti”.

Dopo questa lunga disamina la domanda che sorge spontanea è se la Santa Famiglia è umana o, al contrario, le famiglie sono sacre? Facendo uno sforzo di sintesi, che come tutti i riassunti possono essere limitativi, posso rispondere che la famiglia dopo la nascita della Santa Famiglia ha assunto le caratteristiche della sacralità e, comunque, per trovare risposte terapeutiche efficaci nei problemi, che via via si possono presentare all’interno delle famiglie, abbiamo l’obbligo di rifarci alla cultura ovvero ai miti, ai simboli e ai riti che invisibilmente guidano i comportamenti umani. La risposta, ad esempio, la troviamo nella pittura nella quale i quadri di famiglia sono stati da sempre modellati sulla Sacra Famiglia. Addirittura Sgarbi e Cigoli fanno risalire l’assenza, nel secondo novecento, della pittura di famiglia alla crisi che ha colpito il legame familiare e la sua sacralità.

Il Pronto Soccorso Psicologico Italia ha deciso di inserire i suoi interventi all’interno della complessità epistemologica che contraddistingue lo studio dell’uomo. I significati ai sintomi, e quelli familiari nel nostro tempo sono tanti, devono essere ricercati nella realtà contestuale e culturale che contraddistinguono i legami. Lo studio della Santa Famiglia, in particolare nel periodo natalizio, offre molti spunti su cui riflettere ma, soprattutto, rende tutte le Famiglie Sante, anche quelle che non si rifanno ad un credo religioso, perché inserite all’interno della sacralità della cultura. Senza di essa la pulsione, il desiderio affrancandosi alla “Legge” non permetterebbero il necessario processo di civilizzazione. La famiglia è il primo e l’essenziale sistema del convivere civile: all’interno di essa si apprendono le regole da spendere all’interno della comunità sociale.

Per tale motivo i professionisti del Pronto Soccorso Psicologico Italia sono pronte a sostenerle in tutte le loro specificità che vanno dal rapporto di coppia, ai rapporti con i figli e tra i figli.

Prof. Mariano Indelicato, Presidente PSP-Italia