Bopo: Body positivity

A cura della Dott.ssa Daniela Cusimano, Psicologa Clinica, Coordinatrice Pronto Soccorso Psicologico-Italia

Abstract

In 1935, Schilder defined body image as the image of one’s body in one’s mind or how the body appears to oneself. Every day, users of social networks such as Instagram, Facebook or TikTok are subjected to an immense amount of stimuli that attract women. Most of them are depicted in sexualised images and, at the same time, represent regular beauty ideals. In the nineties, a movement was born aimed at hindering this type of image: Body positivity. This movement seeks to strengthen everybody, predominantly the female one. Confronting these stimuli has allowed women to access a process of self-objectification and social comparison, with adverse effects on personal well-being. Based on the scientific, literary production of reference, this work will analyse the impact their exposure to the stimuli of body positivity and the ideal of beauty has had on women.

Riassunto

Nel 1935, Schilder definiva l’immagine corporea come l’immagine del proprio corpo nella propria mente, ovvero il modo in cui il corpo appare a se stessi. Ogni giorno,i fruitori dei social network come Instagram, Facebook o TikTok sono sottoposti ad una quantità smisurata di stimoli che ritraggono donne. La maggior parte di esse è raffigurata in immagini sessualizzate e nello stesso tempo rappresentano i regolari ideali di bellezza. Negli anni novanta nasce un  movimento atto a ostacolare questo tipo di immagini: il Body positivity. Questo movimento ha come scopo quello di  potenziare  ogni corpo, in prevalenza quello femminile. Il confrontarsi con questi stimoli ha permesso alle donne di accedere ad un processo di auto-oggettivazione e di confronto sociale, con effetti negativi sul benessere personale. Il presente lavoro su base della produzione letteraria scientifica di riferimento, analizzerà quali effetti ha avuto sulle donne l’esposizione di queste agli stimoli di body positivity e all’ ideale di bellezza.

 

Body positivity

Introduzione:

Lo sviluppo della propria immagine corporea è un processo decisamente condizionato da diversi fattori sociali e culturali: in primo luogo, l’esibizione a rappresentazioni massmediali  su piattaforme social e su riviste consuete; in secondo luogo, il paragone con la propria realtà socioculturale e con i propri pari (Thompson et al., 1999). Infatti, negli ultimi anni l’uso dei social , soprattutto di Instagram, in età pre-adolescenziale e adolescenziale ha comportato un’analisi di questo fenomeno di influenza sulla percezione del sé corporeo.

In opposizione alla diffusione di rappresentazioni di ideale di bellezza, negli ultimi anni è venuto alla luce un nuovo movimento che tende ad ostacolare gli effetti negativi contraddistinti dalla visualizzazione e dalla presentazione di questi stimoli. Questo movimento piglia il nome di Body positivity, spesso riconosciuto anche con l’acronimo Bopo, il cui scopo è quello di affrontare i messaggi di bellezza ideale in appoggio dell’approvazione e dell’accettazione di tutti i corpi, a prescindere dalla loro forma, dimensione e aspetto, includendo rotoli, cellulite, acne, peli (Cwynar-Horta, 2016).  Il body positivity si sviluppa a partire dal movimento anti-grasso femminista negli anni Sessanta (Cwynar-Horta, 2016). È un movimento che si è esteso soprattutto negli ultimi anni su Instagram, attraverso l’hashtag #bodypositivity nel 2019, da cui affiorano 6,1 milioni di post (Cohen et al., 2019b) e nel 2020 12,6 milioni (Stevens & Griffiths, 2020). Questo implica che è un evento in forte crescita, anche se la letteratura in questo settore è ancora agli inizi.

L’espressione immagine corporea positiva si delinea nel momento in cui  sono presenti l’ amore e rispetto per il corpo ed è composto da sei elementi fondamentali (Cohen et al., 2019b): 1. Apprezzamento del corpo 2. Accettazione e amore del corpo 3. Concettualizzazione della bellezza in senso lato 4. Investimento adattivo nella cura del corpo 5. Positività interiore 6. Filtraggio protettivo delle informazioni.

Uno dei primissimi studi su questo fenomeno  è stato quello di Cohen et al. (2019) dove è stato comprovato che l’esibizione anche minima a contenuti di body positivity è legata a evoluzioni del tono dell’umore positivo e compiacenza corporea e apprezzamento del corpo riguardo alle immagini di ideale di bellezza e di immagini  neutrali. I post di body positivity in genere comprendono immagini di diverse dimensioni corporee e aspetti che quasi sempre sono sottorappresentate negli account dei social media tradizionali (Cohen et al., 2019b; Lazuka, et al., 2020). Per di più, l’indagine condotta da Cohen et al. (2019b) dimostra che all’incirca tutti i corpi ritratti nei post differenziano dal peso normale all’obeso e quasi la metà di essi possedeva delle caratteristiche corporee che dissentono dagli ideali di bellezza, cioè cellulite, gonfiore addominale, smagliature. Per di più, tali rappresentazioni sono seguite da didascalie che incoraggiano l’accettazione del corpo e della bellezza in senso lato. Oltre tutto, l’esistenza di didascalie ricollegate a immagini di body positivity porta ad un migliore giudizio del corpo .Sebbene gli studi sulla body positivity documentino che l’esposizione a questo tipo di immagini ha degli effetti reali sul benessere soggettivo con un incremento del tono dell’umore, maggiore compiacimento corporeo e giudizio del corpo, Cohen et al. (2019) hanno smascherato che quasi un terzo dei post di body positivity mostra un certo grado di oggettivazione e che dopo l’esposizione a tali post i livelli di auto-oggettivazione si sono amplificati.

Considerazioni:

La percezione e la coscienza del proprio corpo come contenitore della propria identità personale sono principi fondamentali nel passaggio da adolescente ad adulto (Rollero, 2019). Nelle società occidentali non è insolito che gli individui arrivino depersonalizzati, spogliati della propria umanità e identità personale. Il corpo viene pensato come un oggetto da scrutare, vagliare e di cui disporre. Tramite la Teoria dell’Oggettivazione, Fredrickson e Roberts (1997) hanno dimostrato la tendenza tipica delle società attuali: le persone vengono spinte ad interiorizzare questa

prospettiva sul loro stesso corpo; si verifica quella che definiscono autoggettivazione, cioè la tendenza a riconoscere e valutare il proprio corpo secondo un ipotetico sguardo esterno interiorizzato. La letteratura negli anni ha analizzato questo fenomeno mettendo a fuoco maggiormente sulle giovani donne, oggi però risulta doveroso considerare gli effetti allarmanti anche relativamente alla controparte  maschile, dato che, sempre di più, sembra riprodurre un target similmente esposto alle influenze socioculturali sulla rappresentazione del proprio corpo (Nagata et al., 2020).

Il Body Positivity consiglia di trarre beneficio dal corpo che si ha e non criticarsi per i cambiamenti che succedono in maniera naturale per via dell’invecchiamento, della gravidanza o delle scelte di vita. Questo  vuol dire  di pensare al  nostro corpo non solo come efficace e ammissibile, ma meraviglioso: si tratta di un messaggio innovativo in un mondo che  pressa alla vergogna, più di tutto di fronte a un corpo grasso o imperfetto in qualche aspetto. Peter Slade (1988) definisce l’immagine corporea come “l’immagine che abbiamo nella nostra mente della forma, delle dimensioni e dei sentimenti verso tutte le parti del nostro corpo”. Secondo Peter Slade (1994) essa si compone di 4 dimensioni: dimensione percettiva: come ognuno di noi visualizza la propria taglia e la forma del suo corpo; affettiva: i sentimenti nei confronti del proprio corpo; dimensione attitudinale: riguarda ciò che pensiamo del nostro corpo a livello cognitivo; comportamentale: ossia come agiamo nei confronti del nostro corpo, ad esempio con alimentazione e attività sportiva. Questa raffigurazione mentale è inevitabilmente condizionata dalle esperienze interpersonali. Ciò che ci viene scritto sotto i post , i commenti sul nostro aspetto fisico, concorrono a definire l’immagine corporea che ci costruiamo. A fianco alle esperienze interpersonali possediamo i modelli corporei con cui ci paragoniamo insieme agli standard culturali di riferimento con cui ci misuriamo. Quando viviamo una discordanza tra il nostro aspetto fisico e questi modelli corporei ideali, possono scaturire sentimenti di vergogna e colpa, uniti all’insoddisfazione per il proprio aspetto fisico.

Questi stati d’animo di vergogna e colpa s’interpongono nella relazione tra peso corporeo ed autostima: il body shaming per esempio, si incastra tra le esperienze interpersonali che una persona sperimenta in relazione al proprio corpo. La conseguente comparizione di sentimenti negativi di vergogna e colpa, condizioneranno l’autostima andando così ad incidere il peso corporeo. L’ effetto sarà un dislivello tra la nostra immagine corporea, i commenti verso il nostro corpo e gli standard culturali. Una condizione che tenderà a rinforzarsi nel tempo, in un circolo vizioso e distruttivo. Il corpo non lo percepiamo più solo attraverso i nostri occhi, ma tramite lo sguardo del mondo esterno. Questo ci conduce  al continuo dibattito tra ciò che vediamo e ciò che realmente siamo. Molte ragazze, in vista della sproporzionata pressione sociale sulle forme corporee, incominciano a sviluppare una scarsa autostima, ansia e frustrazione, fino ad arrivare a  veri e propri disturbi alimentari come l’anoressia, la bulimia o il binge eating.  Ciò che si vuole sottolineare in questo articolo che la body-positive non ci ribadisce semplicemente di amare e gradire il nostro corpo, senza sminuire la difficoltà oggettiva, ma proprio per questo afferma la necessità di portare avanti l’ appunto che ogni corpo, che sia consono o meno, in salute o meno, è valevole di rispetto e amore, considerandoli tutti allo stesso modo belli, utili e degni nella loro diversità.

Se fino adesso  abbiamo messo in evidenzia il ruolo spesso dannoso che possono avere i media, dobbiamo ammettere come, a dare visibilità al movimento Body Positive sono stati per di più i social, che, filtri a parte, hanno consentito di realizzare una nuova immagine estetica più inclusiva, dando origine a uno spazio in cui tutti potessero raffigurarsi. Ed è proprio sui social che il messaggio viene sprigionato e rivelato. Quante volte capita che una persona sui social viene attaccata per il suo aspetto fisico. Quello a cui assistiamo non è altro che il body shaming non è altro che una violenza psicologica ai danni di una persona aspramente aggredita solamente per la sua immagine. Altro fenomeno è il bullismo che in passato predominava in tutte le scuole del mondo e che oggi regna un luogo ben più esteso, come la rete.

Uno dei maggiori obiettivi del movimento è combattere alcuni dei modi in cui l’immagine corporea influenza la salute mentale e il benessere di ciascuno. Possedere  un’immagine corporea sana gioca un ruolo nel modo in cui le persone si percepiscono rispetto al loro aspetto e  nel modo in cui valutano la loro autostima. Alcune  ricerche raccomandano che avere un’immagine corporea negativa è legata alla maggiore diffusione di quei fattori di rischio che portano depressione e disturbi alimentari.

Uno studio della facoltà di Psicologia e Psicoterapia Clinica della  Otto-Friedrich-University of Bamberg ha identificato che una breve esposizione ai messaggi dei media che traggono un fisico ideale incita nel soggetto maggiori preoccupazioni sull’immagine corporea e l’accrescimento dei sintomi del disturbo alimentare. L’immagine corporea fa riferimento alla percezione soggettiva del proprio corpo, che può essere differente dalla percezione di sé agli occhi degli altri. Sentimenti, pensieri e comportamenti connessi all’immagine corporea hanno un impatto importante sulla propria salute mentale e sul modo in cui ci si tratta. La formazione dell’immagine corporea incomincia presto nella vita. Purtroppo capita  anche che  i bambini possono soffrire di insoddisfazione connessa al proprio corpo. Un rapporto pubblicato da Common Sense Media ha rilevato che oltre il 50% delle bambine e quasi il 33% dei bambini di età compresa tra 6 e 8 anni ritiene che il loro peso corporeo ideale fosse inferiore al loro peso attuale. I risultati hanno anche rivelato che il 25% dei bambini ha tentato a seguire un qualche tipo di comportamento dietetico all’età di sette anni. I problemi che possono emergere a causa di una cattiva immagine corporea comprendono:

Depressione: le donne dimostrano la depressione a tassi molto più elevati rispetto agli uomini e alcuni ricercatori affermano che l’insoddisfazione del corpo possa avere un ruolo importante nel chiarire questa differenza di genere nei tassi di depressione;

Bassa autostima: la ricerca ha identificato che l’insoddisfazione per il corpo è ricollegata a una scarsa autostima negli adolescenti indipendentemente dal loro genere, età, peso, etnia e stato socioeconomico;

Disturbi alimentari: gli studi determinano anche che l’insoddisfazione per il corpo è connessa a un’alimentazione disordinata, in particolare tra le ragazze adolescenti.

La ricerca  ha voluto  dimostrare che l’esposizione alle raffigurazioni del “magro ideale” è legata a sintomi sia comportamentali che emotivi di un’alimentazione disordinata. Non è solo l’esposizione a queste immagini a descrivere un pericolo: ma la convinzione che la bellezza, il successo e la stima siano decisi dalla magrezza. Gli studi hanno inoltre messo in luce che quando le persone interiorizzano queste idee, è più probabile che abbiano un’ insoddisfazione del corpo e si impegnino in diete inutili.

In sostanza, i tempi mutano, ma le vecchie consuetudini rimangono. L’incessante esposizione mediatica e la realizzazione di modelli da copiare sottomettono le persone a uno stress persistente che confluisce nella negazione del proprio corpo e in un sentimento di odio nei raffronti con l’altro, sostenuto da invidia o dal rifiuto del diverso. Tutto ciò comporta che  si è troppo magri, troppo grassi, troppo belli o troppo brutti per essere accolti nella vetrina digitale dell’arroganza, tutto ciò percuote un numero di utenti sempre più esteso, con effetti distruggenti sull’autostima e sulle relazioni sociali. Al centro dei soprusi ci cadono anche personaggi noti, spesso attaccati più per concorrenza che per una questione estetica, basta pensare  alla giornalista Giovanna Botteri, denigrata perché “troppo sciatta” per presentarsi in tv o la modella Armine, “troppo brutta” per sfilare oppure l’attrice Vanessa Incontrada, “troppo grassa” per recitare.

La rete sta divenendo allo stesso tempo un necessario strumento al cambiamento, alla reazione. A seguito di questi eventi del body positivity molte personalità del mondo dello spettacolo hanno deciso di parlare senza timore, ma con un grande senso di considerazione per se stesse e per il prossimo, spiegandoci che tutti noi siamo degni di amore e rispetto al di là della forma del nostro corpo.

Se il fenomeno influencer all’esordio era contrassegnato da una perfezione estetica inaccessibile che i follower acconsentivano, adesso ciò che si ricerca sui social è un po’ di sana regolarità. Oggi giorno sono sempre di più i personaggi celebri decretano di lasciare filtri e trucchi per apparire al mondo nella loro versione più naturale che a colpi di selfie “make-up free” o con normali difetti alla vista, per demolire quella immagine di perfezione ormai divulgata. L’arrivo dei social, e con loro dei filtri che trasformano, nascondono, immancabilmente ha trasformato la percezione della propria bellezza. Una bellezza che nello stesso tempo sta protestando al dovere di canoni, stereotipi e omologazioni per misurare a riprendersi la propria unicità e verità. Anche le star  stanno adottando meno filtri per apparire persone più normali e meno perfette, al fine di accostarsi  in maggior misura al target delle donne vere. Le loro foto senza filtri hanno spalancato la strada a un nuovo tipo di comunicazione più familiare, più reale ed empatico.il messaggio che si vuole dare che  per essere in voga devi mettere foto al naturale, senza trucco, mostrando rughe, imperfezioni, cellulite e smagliature.Nella nostra  società attuale il corpo femminile viene considerato come un oggetto da valutare; il focus rimane sull’aspetto sessuale dei corpi, invece che sulla persona nella sua totalità. Il termine oggettivazione rimanda al fenomeno per cui il valore degli individui viene misurato in base all’aspetto esteriore. Se le donne sono spesso sottomesse a tale valutazione, questo può condurle a fare proprio la  prospettiva, di valutarsi in base  all’apparenza: quello che comunemente si chiama un’auto-oggettivazione. Tutto ciò ha comportato a far sviluppare nelle donne ansia, tendenza alla magrezza, vergogna, depressione, disfunzione sessuale, impedendone le prestazioni nei compiti e accrescendo l’umore negativo.

Dall’altro lato gli uomini appaiono meno colpiti dall’auto-oggettivazione, nondimeno il fenomeno è oggi in forte  crescita: i giovani sembrano sempre più assillati del loro aspetto fisico, trasportando la stessa gamma di disagi appurati per le donne. Siamo in un epoca in cui l’aspetto fisico è divenuto manifestazione del raggiungimento di successo e potere.

Strettamente correlato con il body positivity abbiamo il fenomeno del body shaming, che non è soltanto subìto, ma perfino culturalmente accettato,  condiziona sfavorevolmente tutte le donne, prevalentemente quelle più giovani. La fascia di età maggiormente in mostra a tutto questo è la fase adolescenziale. Tutto questo spostato ad un comportamento alimentare improprio, la tendenza a coprire il corpo e le proprie forme. Molte di queste ragazze vivono la stagione estiva come traumatica amplificando i comportamenti di evitamento. Tutto accompagnato dal giudizio negativo e alla sensazione di essere perdenti, dando origini a reazioni depressive o a disagi legati all’ansia. Non possiamo non essere al corrente del fatto che, chi mette in atto tali comportamenti, solitamente viene definito hater, che porta in sè a sua volta alcune difficoltà. Indubbiamente queste persone hanno sviluppato  una scarsa empatia ed una difficoltà nel prendersi le proprie responsabilità molto spesso  si nascondono dietro profili anonimi. Dall’altra parte c’è una tendenza ad sottovalutare le conseguenze negative delle proprie azioni, che può apparire come una difficoltà nel pensare sulle proprie azioni. Insomma, gli haters sono proprio le persone che più hanno fatto proprio l’auto-oggettivazione: per loro non c’è la persona nel suo complesso ed il valore di un individuo è imposto dal suo apparire, la bellezza diventa la chiave del successo e della realizzazione personale, l’autostima è strettamente  legata al proprio aspetto e al giudizio derivante dall’esterno, espressione di un nucleo del sé oscillante. Il body shaming è un azione che viene messa  in atto verso gli altri, ma l’oggettivazione si verifica in primo luogo verso sé stessi.

Alla luce di quanto abbiamo detto fino adesso possiamo affermare che il  Body Positivity è nato per facilitare l’accettazione e l’amore per il proprio corpo, ma dall’altro lato può diventare una lotta che immette un altro elemento di pressione e standard impossibili da considerare. Il messaggio di positività vero e proprio, quindi, un po’ come sostengono alla fine dei conti sia Wiseman che Jamil è che si dovrebbe esercitare sul modo in cui ci si sente riguardo al proprio corpo, senza però tributare questa scelta come un altro standard da combattere.  Dobbiamo cominciare a diffondere  alle persone l’idea di accettarsi e di essere resilienti davanti al bombardamento di immagini che favoriscono l’ideale della magrezza. Bisogna che le  persone imparino ad ignorare l’ideale di bellezza dominante farlo passare come  non è realistico, creando più tensione per una persona che si sente già ansiosa, negativa e svalutata. La cultura popolare dice alle persone che sono imperfette, ma pretende che abbiano un atteggiamento positivo a riguardo, per cui non percepirsi “body positive” può condurre alla vergogna e al senso di colpa.

Conclusioni:

Abbiamo visto come fino adesso il Body Positivity si sforza di combattere questi problemi aiutando le persone a individuare le influenze che contribuiscono a una cattiva immagine del corpo. La speranza è che le persone siano in grado di disporre le aspettative del proprio corpo e sentirsi più positive e a loro agio nei confronti del proprio corpo. Tale accettazione diventa necessaria per la propria salute mentale e fisica. Alcuni studi hanno visto che le persone con bassa autostima tendono a ripetere affermazioni positive in cui non credono realmente, i risultati sono che si sentono   peggio. Questo non vuole che non si dovrebbero proferire cose carine o avere pensieri positivi su se stessi: ma basterebbe coprire il pensiero negativo con messaggi positivi, meglio ancora se più realistici. A volte simulare positività può essere dannoso. Quindi cosa si può fare per conservare un’immagine corporea sana? A prescindere dal movimento Body Positivity, ci sono alcuni aspetti di questo approccio che possono portare a sentirsi meglio con il proprio corpo e meno ossessionati dalla perfezione socialmente creata e acclamata. Possiamo adottare la strategia del Body Neutrality: che consiste nel dichiarare che non si ama per forza tutto del proprio corpo, sentirsi neutrali o perfino indifferenti al proprio corpo. Dove il nostro talento non risiede nella forma o nella taglia o in qualsiasi altro ambito del proprio aspetto: l’immagine corporea ha una funzione nel concetto di sé, ma non è tutto.

Allora diventa necessario concentrarsi sull’eliminare i riflettori mentali dal proprio corpo e puntare le percezioni su altre parti di noi. Il tutto richiede uno sforzo continuo e non è qualcosa che si può raggiungere in toto e subito. Queste persono vivranno dei  momenti in cui si sentiranno più deboli, in cui non gli  piaceranno alcuni aspetti di sé e in cui si paragonerà con gli altri. La risoluzione è continuare a rintracciare nuovi modi per evitare i modelli di pensiero negativi che concorrono a una cattiva immagine del corpo. Diventa necessario in alcuni casi iniziare a seguire influencer che parlano di accettazione di se stessi o come trasmettere i propri standard e i propri valori. Si può incominciare ad acquistare vestiti di taglie e di forme conformi al proprio corpo, seguendo una alimentazione sana che può essere intesa vista come atto di amore verso se stessi, senza farne una ossessione, e andare in palestre per  aumentare il livello di endorfine e fa stare meglio. Eppure non bisogna stare a seguire queste abitudini e suggerimenti come un ordine che, se non viene rispettato, può portare a sensi di colpa irrimediabili. 

Oggi i social fanno parte della nostra  quotidianità ogni cosa viene condivisa con un post o una foto, prima ancora magari di condividerlo di persona con un amico. La nascita  della tecnologia e dei media non solo aspetti negativi; essa ha permesso grandi passi in avanti, ogni giorno in continua evoluzione e permette una qualità di vita sempre migliore. Questo però sta portando ad  una grande illusione fino a perdere il contatto con la realtà. E’ necessario a questo punto  non sottovalutare alcuni aspetti, per non lasciarci dominare troppo dal mondo social e tutto ciò che rappresenta.

Dobbiamo sempre ricordarci che ognuno di noi è unico e ciò che conta davvero è quello che siamo nella nostra interezza, come persone, non un numero sulla bilancia. Se non siamo del tutto appagati di noi stessi, possiamo sempre  perfezionare e mirare sulle nostre migliori qualità. Tutto ciò permetterà di guardarci con occhi nuovi e ad gradire i nostri limiti. La vita di ognuno di noi è costruita su relazioni autentiche e non solo sui social. Non dobbiamo lasciarci dominare dagli stereotipi culturali, frutto di una concezione antica e misogina, ma  l’obiettivo deve essere quello di   trovare il nostro posto nel mondo puntando a ciò che vogliamo realmente, non somigliare a degli standard concepiti da altri.

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Dott.ssa Daniela Cusimano, Coordinatrice PSP-Italia