La Pedopornografia in Rete

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A cura della Dott.ssa Pamela Cantarella, Psicologa Clinica, Responsabile Settore Comunicazione Pronto Soccorso Psicologico-Italia.

Pedopornografia in Rete

“Quando la sessualità diventa pura genitalità; quando i rapporti affettivi diventano sempre più laschi, e sempre meno solidi; quando il rispetto assoluto per la vita (persino dei propri figli!) si perde; quando certe manifestazioni del sesso diventano legittime, poichè esso ha smarrito qualsiasi fine più nobile… l’uomo è inevitabilmente preda più facile della sua innata bestialità, di un istinto sessuale che invece che collegato alla vita, diviene foriero di violenza e di morte”, (Francesco Agnoli).

In generale, l’attrazione sessuale di un adulto verso un bambino e la conseguente messa in atto di comportamenti di abuso nei confronti dello stesso a causa dell’assecondamento di tale spinta pulsionale, viene intesa come una devianza comportamentale originata da un disordine psicosessuale, rientrante tra le cosiddette parafilie.

Assieme alle “modalità classiche” di abuso sessuale sull’Infanzia, nella società contemporanea, da tempo ormai, sono presenti anche “nuove forme” di tale violenza che, ancora una volta, compromettono seriamente lo sviluppo fisico, psicologico, spirituale, morale e sociale del minore che ne è vittima.

Le cronache recenti mostrano un’attenzione crescente nei confronti di questi fenomeni, dove l’Infanzia diviene oggetto di uno sfruttamento sessuale non più solo istintuale, mia “pianificato, impostato razionalmente al fine di ricavarne un vantaggio economico”.

Tra questi la pedopornografia in Rete, affiancata dal turismo sessuale e dalla prostituzione infantile che, insieme, rappresentano le “forme maggiormente tipiche” di tale dinamica, e si inscrivono nella visione del “sesso come consumo” che contraddistingue le società avanzate.

Volendo dare una definizione più precisa delle diverse declinazioni di abuso sessuale sull’infanzia appena citate:

– il fenomeno della prostituzione infantile consiste nell’atto di ottenere i servizi di un minore per la prestazione di atti sessuali, in cambio di denaro o di altro compenso;

– il turismo sessuale ha per oggetto soprattutto i minori di certe zone povere del mondo (dell’Asia, dell’Africa e del Sud America), che vengono presi di mira da parte di turisti stranieri con lo scopo di coinvolgerli in relazioni sessuali a sfondo commerciale;

– per pedopornografia si intende qualsiasi rappresentazione di un bambino impegnato in attività sessuali esplicite con adulti o con altri bambini, o in pose erotiche, o ogni rappresentazione del corpo o di una parte del corpo del minore, la cui caratteristica dominante è la raffigurazione degli stessi per scopi di gratificazione sessuale. “Le immagini e i video pedopornografici sono la registrazione visiva della violenza sessuale commessa su un minore, e perseguono lo scopo emotivo di provocare eccitazione sessuale”.

Nell’ultimo decennio vi è stato un significativo incremento della produzione, condivisione e vendita di tale materiale pedopornografico “online”, causato principalmente dall’utilizzo congiunto di Internet e delle nuove tecnologie (computer, tablet, smartphone). I reati di pornografia sul Web, i casi di sfruttamento sessuale dei minori e di adescamento online si sono diffusi sempre più, con la complicitá dell’uso/abuso sempre più costante di tali strumenti e del contestuale incremento della comunicazione multimediale, che ha sicuramente moltiplicato le possibilità di entrare in contatto con bambini e adolescenti, di parlare ed interagire con essi, contribuendo parallelamente anche alla crescita e alla diffusione di una vasta gamma di “comportamenti sessuali devianti” tra cui l’adescamento di minori per fini sessuali, e l’utilizzo della Rete per l’incontro con altri pedofili, e per il reperimento e lo scambio di materiale a contenuto pedopornografico.

La raccolta di materiale video, audio e fotografico rappresenta il “feticcio” mediante cui il pedofilo rivive, qualora sia l’autore, una situazione di vittimizzazione sessuale ai danni di un minore. Il feticcio è motivo di orgoglio per il pedofilo e per questo viene spesso mostrato, esibito, scambiato. La dispersione di questo prodotto é alla base della confluizione in Internet, dove diviene merce di vendita nei siti di commercio pedopornpgrafico.

Secondo C. Balier, “assecondare una pulsione pedofila è un meccanismo per evitare il confronto con sentimenti di vuoto e angoscia”. Si può osservare come il materiale pedopornografico diventi dunque un elemento che serve a dare continuità al legame perverso con la vittima, una rappresentazione inanimata di un profondo panorama di emozioni, capace di esorcizzare l’abbandono e la perdita (U. Galimberti).

Ciò che sembra essere cardine di queste dinamiche è dunque la “funzione simbolica” del materiale pedopornpgrafico, che permette di rappresentarsi mentalmente un oggetto e di rappresentarlo agli altri anche in sua assenza, attraverso un simbolo che lo sostituisca; il simbolo diventa così un mezzo per emergere da un “magma emotivo” da cui attingere ma senza perdervisi.

Anche in questi casi rimane di difficile interpretazione il problema delle dimensioni reali dei fenomeni di abuso in oggetto: i dati quantitativi in possesso degli analisti non possono considerarsi uno specchio fedele della realtà, in quanto essi si riferiscono il più delle volte ai dati ufficiali dei casi effettivamente riscontrati, e appare evidente come rappresentino solo una porzione ristretta dei fenomeni realmente in atto.

L’uso dell’infanzia per scopi sessuali non è comunque un fatto nuovo, e lo sfruttamento sessuale dei bambini ai fini commerciali attraversa e colpisce da tempo ormai tutti i paesi. Si sostiene infatti che i comportamenti di abuso sessuale sui minori siano sempre esistiti in ogni gruppo umano; ragione per cui non possono essere considerati un incidente storico, ma vanno inscritti e letti all’interno delle relazioni sociali e culturali, assumendo un significato differente a seconda del periodo storico considerato e della cultura dominante.

La storia ci riporta innumerevoli testimonianze in merito a questo fenomeno:

– l’antica Grecia viene rappresentata come il luogo storico ideale per gli amori pedofili, camuffati daforme pedagogico-educative considerate lecite e consistenti in relazioni sessuali tra adulti maschi e adolescenti, spesso all’interno di un’esperienza spirituale e pedagogica attraverso la quale l’amante adulto trasmetteva le proprie virtù al discente. Questi fenomeni hanno coinvolto anche molti maestri famosi del tempo, tra cui Socrate e Platone;

– anche presso i Romani i rapporti pedofili hanno continuato ad essere praticati ma, in un certo senso, hanno subito una sorta di disinvestimento filosofico: il ragazzino libero veniva sostituito dallo schiavo e dal figlio dello schiavo e, talvolta, dal nemico sconfitto, contribuendo così a far perdere l’eredità della grande speculazione greca sull’amore per i ragazzi, sostituita dalla tendenza alla brutalità e alla sopraffazione.

Bisogna attendere la restaurazione morale operata dal Cristianesimo affinché si possa cominciare a parlare di piena tutela dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.Da allora comunque, nonostante ciò, dati storici ed etnologici presentano i vari periodi come un’altalena tra mancanze di rispetto dell’infanzia e sue prerogative, frutto della pericolosa mescolanza tra attrazione sessuale e amore educativo, che da sempre si scontrano ma continuano a “coesistere”.

Da tutto ciò si puó dedurre come la pedofilia non nasce con Internet, ma diversi fattori rendono la Rete particolarmente adatta ad attività di abuso sessuale nei confronti di minori. É innegabile riconoscere come l’avvento di Internet abbia prodotto un’espansione senza precedenti nella storia delle comunicazioni e dello scambio di informazioni, avendo un impatto anche sul mercato della pedopornografia. La Rete rappresenta il regno del superamento dei confini, dell’ annullamento delle distanze e del tempo; è, allo stesso tempo, “terra di nessuno e covo di migliaia”, tra cui anche milioni di anonimi e pericolosi criminali che trovano in esso lo strumento ideale per incontrarsi tra loro ed adescare potenziali vittime.

La pornografia infantile è divenuta una questione rilevante soprattutto a causa dell’espansione di questa “dimensione virtuale” che ormai viene sfruttata dai pedofili in diverse direzioni: sia per il reperimento, lo scambio e la diffusione del materiale pornografico che coinvolge i bambini, che per l’opera di “adescamento” degli stessi.

A questo proposito è possibile notare come i pedofili usino delle tecniche comuni ed in genere si inseriscano nella profonda solitudine del bambino, nel suo forte bisogno di attenzioni ed affetto, sempre più spesso frutto di difficoltà relazionali soprattutto con i genitori nella propria realtà domestica, e/o con i coetanei al di fuori di essa: cominciano solitamente le conversazioni cercando di creare un vero e proprio rapporto di amicizia e di fiducia, introducono gradualmente discussioni sessuali, raccontano le precedenti esperienze con quelli della stessa età, chiedono di nascondere questa amicizia ai genitori (per evitare eventuali ritorsioni e conseguenze all’amico-pedofilo), richiedono l’invio del numero di telefono e di foto personali, tentano successivamente un incontro faccia a faccia, e cercano cosí di iniziare un rapporto “speciale” con la piccola vittima, occasionale o duraturo.

L'”accesso diretto” al minore, al di lá della virtualità delle chat rooms, rappresenterà cosí l’occasione elettiva per la raccolta del materiale pedopornografico da far poi girare in Rete.

Uno degli elementi discriminanti di questo fenomeno è costituito dall'”assenza di consenso” di uno dei due partecipanti alla relazione, tanto da far configurare tale condizione come “reato”: il minore non può dare un consenso consapevole ed informato alle richieste che gli vengono avanzate di farsi raffigurare in immagini che contengono la rappresentazione di atti sessuali tra adulti e minori. Quando l’età legale del consenso ai rapporti sessuali differisce infatti della maggiore età, le autorità dovrebbero intervenire in considerazione del fatto che “un minore non dovrebbe mai, in qualsiasi circostanza, essere oggetto di rappresentazione pornografica”. Inoltre, in molti casi, anche se un ragazzo ha raggiunto l’etá legale al consenso, si dovrebbe comunque tenere conto del fatto che “potrebbe mancare una maturità sufficiente a comprendere le conseguenze derivanti dall’accettare di essere fotografato o filmato per la produzione di materiali pornografici” che, una volta immessi in circolazione nel mercato, sono destinati ad essere riprodotti e durare nel tempo, potendo così nuocergli per il resto della vita.

“In ogni relazione pedofila c’è la costante presenza di un minimo comune denominatore che consiste nella “dissimmetria” esistente nel rapporto tra l’adulto e il bambino o l’adolescente. Essa si costituisce come il cardine di una relazione di abuso, al cui interno si determina un divario di potere che nessuna passiva acquiescenza, scambiata o contrabbandata per consenso, potrà annullare o ridurre”, (Schinaia).

I danni psicologici delle piccole vittime di tali fenomeni non sono facili da misurare, ma quel che è certo è che la loro personalità viene fortemente e violentemente schiacciata dalla pressione psicologica operata su di loro dagli adulti fruitori della loro sessualitá. Relazioni patologiche del genere richiedono infatti al soggetto più debole uno sforzo notevole per poter sopravvivere senza essere completamente sopraffatto, e comunque, il divario di potere incolmabile, fa sì che la probabilità che il soggetto riporti un danno a livello psicologico, sia davvero elevato.

Dal momento che si tratta di vittime minorenni, il trauma agisce infatti su una personalità in via di sviluppo che pertanto può risentire in una forma più grave e duratura di tali eventi, che finiranno per compromettere inevitabilmente il suo successivo equilibrio psicofisico. Minori sfruttati sessualmente riferiscono soprattutto di provare vergogna, senso di colpa e di non avere stima di sè stessi; alcuni pensano di non essere degni di essere aiutati. Questi sentimenti perdureranno a lungo, soprattutto se non si interromperà il prima possibile la condizione in essere, e se non si farà ricorso e percorsi di sostegno e di cura a livello psicologico.

La prima forma di intervento che si ritiene necessaria in questi casi è dunque quella rivolta all’interruzione dell’abuso; intervento che si potrá concretizzare solo con l’allontanamento fisico della vittima dall’abusante. “Il minore abusato deve essere protetto dagli eventi traumatici che ha subito e anche da quelli che potrebbe continuare a subire”.

Questa “fase di protezione”è importante per il successivo lavoro clinico, poichè solo se il minore si sente sicuro, in quanto non piú avvicinabile da colui che ha perpetrato l’abuso, potrá avere possibilità di superare quel “blocco” che renderebbe vano qualsiasi tipo di intervento. É risaputo infatti che i minori vittime di violenza sessuale tentino disperatamente di “rimuovere” ciò che hanno vissuto e le angosce connesse, in modo tanto più rigido quanto più grave è stato il trauma negli affetti; essi sono in grado di mettere in azione dei rigidi meccanismi di difesa contro l'”angoscia del ricordare”.

Nella prevenzione degli abusi sessuali e nel contrasto della pedofilia virtuale appare dunque di primaria importanza aiutare le vittime a raccontarsi, a non chiudersi nel dolore e nel senso di colpa, ed offrire loro tutto l’ascolto, la comprensione e l’aiuto di cui hanno bisogno. Ecco perché è importante l’esistenza di servizi come il Pronto Soccorso Psicologico-Italia, che possano mettere in atto degli appositi interventi curativi che mitighino il costituirsi nel bambino di difese psicologiche rigide ed invalidanti per il suo futuro sviluppo personale.Inoltre, la confusione di ruolo che si produce fra l’adulto e il bambino in questi casi è così grande da creare nel minore una grossa difficoltà a superare il senso di colpa che lo lega al sospetto di essere stato egli stesso, con il proprio comportamento, a provocare o a non rifiutare il rapporto sessuale.

Un altro dei fini della terapia su un minore sessualmente abusato, è quello quindi di sviluppare in quest’ultimo la consapevolezza di essere “vittima” e non, invece, responsabile dell’accaduto. Gli specialisti del Pronto Soccorso Psicologico-Italia sono pronti a mettere in atto questo interventi “correttivi”sulla visione che ha il minore dell’accaduto e di sè stesso, in modo tale che egli capisca di non essere il responsabile di quanto successo, oltre a comprendere che ciò che egli ha vissuto come esperienza traumatica non coincide con le “normali” esperienze che un soggetto della sua età di solito vive.

Infine, trattandosi di un fenomeno strettamente connesso alla Rete, non è mai abbastanza ribadire quanto in essa siano presenti contemporaneamente sia delle enormi Risorse e Potenzialità ma anche altrettante Insidie, come quelle appena descritte: le tecnologie digitali sono oramai parte integrante della vita di bambini e adolescenti in quanto strumenti di informazione, comunicazione, studio, creatività, relazione e partecipazione sociale; allo stesso tempo, si ha a che fare con una realtà molto complessa, nella quale trovano spazio anche situazioni altamente a rischio.In virtù di ciò risulta per cui fondamentale “accompagnare” il minore ad un “utilizzo critico e responsabile” di Internet e dei vari dispositivi tecnologici che consentono un accesso perenne alla Rete, insegnando il “senso del limite” e fornendo delle “regole” adeguate all’età, fondamentali per un’educazione positiva al loro utilizzo, …a fronte di un uso della tecnologia che “ci mostra sempre più come l’intuitivitá, l’immediatezza sembrano di fatto annullare quasi del tutto lo spazio per comprendere il contesto prima di agire: così l’azione viene prima della riflessione” (F. Pira), facendo risultare totalmente incuranti di qualsiasi conseguenza…

Dott.ssa Pamela Cantarella, Psicologa Clinica, Responsabile Settore Comunicazione Pronto Soccorso Psicologico-Italia